Fruste e tacchi a spillo, la dominatrice racconta le notti dark

L'intervista. Viaggio nell’ambiente coinvolto nel caso della ragazza sequestrata come ‘strega’

Una donna durante una serata Decadence

Una donna durante una serata Decadence

Cesena, 6 maggio 2016 - E’ stata sequestrata da casa sua e portata in un casolare sperduto di campagna, picchiata e accusata di stregoneria. Stiamo parlando di Dalila Morigi (VIDEO), la cesenate aggredita lo scorso 13 aprile e costretta a togliere il sortilegio del malocchio che, secondo i suoi sequestratori, avrebbe lanciato a un’altra ragazza con la quale condivideva la passioni per le serate ‘decadence’ in discoteca. Una vicenda surreale, che «non c’entra con le serate dark e bdsm, acronimo di bondage, dominazione, sadismo e masochismo, che frequentava la Morigi» sostiene una ragazza molto conosciuta all’interno del mondo dei ‘play party’ bdsm cesenati e riminesi, che ha deciso di rimanere anonima, ma che raccontato cosa succede durante le notti all’insegna di queste esperienze non ordinarie.

Da quanto tempo frequenta i ‘play party’ bdsm?

«Ho scoperto questo mondo quattro anni fa grazie ad amici che già lo frequentavano e mi è piaciuto subito. Ora svolgo il ruolo di ‘mistress’ nelle pratiche bdsm, cioè dominatrice del sottomesso, e frequento spesso serate a tema nel cesenate e riminese. Mi sento a mio agio nel ruolo di dominatrice, tanto che ho scelto un nome d’arte che mi rappresenta, e mi esibisco nei locali indossando lunghi vestiti da sera e tacchi alti. Nella vita quotidiana sono una donna insicura e debole ma quando salgo sul palco colmo il bisogno di sicurezza e controllo. Mi sento libera».

Secondo la sua esperienza e ambienti di questo tipo possono alimentare vicende come quella che ha coinvolto Dalila Morigi?

«No, non c’è nessun collegamento tra riti voodoo, malocchi e questo tipo di serate. Non ho mai visto simboli satanisti, fattucchiere o santoni di sette all’interno dei club privè, ne ho mai conosciuto qualcuno che svolge riti voodoo o quant’altro. E’ un mondo poco conosciuto quello dei ‘play party’, che può incutere timore, e per questo è facile collegarlo a un concetto sbagliato di violenza. La realtà è che durante le serate di gioco tutti sono liberi di divertirsi ed essere se stessi, non viene inflitta nessuna violenza e nella maggior parte dei casi non c’è nessun rapporto sessuale».

Come funzionano questo tipo di serate?

«Innanzitutto prima di partecipare agli incontri si segue un corso specifico per imparare le regole necessarie a maneggiare strumenti come fruste, manette e legature. Studiamo anche le tecniche di primo soccorso, tutto allo scopo di garantire la totale sicurezza delle persone durante gli incontri. Le pratiche bdsm possono essere descritte con la sigla “Ssc”, cioè sano, sicuro e consensuale, per specificare che sono banditi tutti i comportamenti che minano la lucidità e la sicurezza delle persone, come gli alcolici e le sostanze stupefacenti. Non c’è nessun codice di abbigliamento obbligatorio durante i giochi, perché ognuno si deve sentire a suo agio».

In questi party si incontrano appassionati di occultismo e satanismo?

«Spesso ci si veste di nero, ma non vuol dire che svolgiamo pratiche malvagie. Anzi, ci tengo a sottolineare che tra latex, pvc, vestiti da sera e tacchi alti, spesso si instaurano fra di noi legami sentimentali e di amicizia che non hanno nulla a che vedere con l’antica stregoneria».