Cesena, 27 settembre 2010 - IN UNA sola frase può essere racchiusa tutta la sua filosofia d’essere, ‘tatuata’ nel dna. «Nella vita sono sempre riuscito a stare a galla senza affogare il prossimo». Questo è stato Edmeo Lugaresi, per 22 anni patron bianconero (per altri 5 gli è succeduto il figlio Giorgio), ora presidente onorario. Suo zio Dino Manuzzi (al quale subentrò anche nel magazzino ortofrutticolo) dimostrò d’avere super abbondanza di diottrie quando, nell’estate del 1980, lasciò la società al nipote prediletto (originario di San Martino in Fiume), subito orfano, catapultato nel mondo del lavoro da bambino.

Garzone di barbiere prima, poi commerciante e imprenditore ortofrutticolo di rilievo: «Sì, ho fatto la barba ai soldati tedeschi durante la guerra e anche lì ho imparato qualcosa, anzi tanto — _ ha sempre sottolineato Edmeo_con orgoglio —. Il mio sogno però era diventare un ciclista ma misi incinta la morosa e dovetti lavorare». Non è mai stato in lizza per aggiudicarsi il premio ‘fair play’: era infatti genuino, sanguigno, schietto, esplosivo. Però l’Oscar per i colpi geniali e l’essere galantuomo è stato tutto suo.


NEL CALCIO si è scagliato spesso contro gli arbitri, ha accumulato squalifiche però è stato il prototipo del sano presidente di provincia, con la lampadina sempre accesa. Proverbiale il suo ‘bernoccolo’ nell’individuare i collaboratori giusti, soprattutto gli allenatori. Sei anni di serie A, due promozioni nella massima serie, una vita in B, una caduta in C1 rimediata al volo, eccolo il bilancio del suo lungo regno in bianconero.

Bigon, Lippi, Bolchi, la capacità di portare addirittura a Cesena il suo amicone Azeglio Vicini appena reduce dalla nazionale, questi alcuni dei suoi strepitosi blitz da panchina. Aveva anche scelto l’allora carneade (come mister) Fabio Capello che però preferì continuare a studiare da manager nel gruppo Fininvest. Il copione nella caccia al tecnico era consolidato: Lucchi e Cera (suoi indispensabili collaboratori) individuavano un giovane emergente al quale poi parlava Edmeo guardandolo fisso negli occhi e andando a ‘pelle’. Quasi mai ha sbagliato.

Un patron tifoso, anzi tifosissimo, alla dinamite. Renato Lucchi, un ‘fratello’ con il quale litigava duemila volte al giorno per abbracciarsi poi in 2001 occasioni, lo ricordava sempre: «Abbiamo un presidente che è il capo degli ultrà». E Lugaresi non ha mai avuto difficoltà ad ammetterlo e quando veniva contestato dai tifosi diceva: «Li capisco benissimo, fossi in loro farei lo stesso: sarei infuriato con Edmeo Lugaresi». Il Cesena è sempre stato un pezzo del suo cuore, come l’azienda, come la famiglia.

 La moglie Anna soprattutto (oltre ai figli Giorgio e Loredana e ai nipoti), l’unica persona che in certi momenti riusciva a ‘marcarlo’. Una volta, nell’inverno del ’91, sentì dei rumori provenire dalle stanze della loro villa in via Leonida Montanari. Ma non si preoccupò più di tanto, non intervenne. Il Cesena infatti aveva appena perso con l’Inter ed Edmeo stava guardando infuriato la ‘Domenica Sportiva’. Ma non era il sanguigno marito quella volta a fare caos ma i ladri che gli rubarono anche un orologio dono di Berlusconi.


TANTA sostanza, scarsissima considerazione della forma, ecco gli ingredienti perenni della vita di Edmeo. Una volta aiutò economicamente un presidente di un club finito in disgrazia e seppe che i giornali stavano per pubblicare la notizia. Telefonò urlando: «Guai a voi, vi strozzo tutti, certe cose si fanno ma non si dicono». Per scendere nel personale si ‘arrabbiò’ anche con il sottoscritto. Imparò che mia moglie avrebbe avuto tre gemelli, mi chiese come li avrei chiamati. Il Cesena era appena sceso in C1: insieme a un collega, scherzando, gli dicemmo che uno si sarebbe chiamato Dario (in onore di Hubner), l’altro Edmeo in onore suo e la femmina ‘retrocessa’ considerata la situazione. Non gli piacque l’ultima annotazione. Ma stette zitto.

Un anno dopo il Cesena vinse il campionato e tornò in B, mi vide a Villa Silvia e mi chiese come stessero i ‘burdel’. Poi sornione aggiunse : «La bimba ora la puoi chiamare promozione». Ha rivisto tornare il Cesena in A: per lui una gioia immensa, da scoppiare. festeggiò con la squadra. Ora Ficcadenti è avvertito: dal cielo Edmeo potrebbe dargli qualche consiglio sulla formazione. Gli piaceva farlo: lo faccia pure.