Ugolini firma il primo testamento biologico

L’ex parlamentare: "C’è ancora un vuoto legislativo. Ma i casi come il mio aumentano"

Denis Ugolini mentre firma il suo testamento biologico (Foto Ravaglia)

Denis Ugolini mentre firma il suo testamento biologico (Foto Ravaglia)

Cesena, 28 maggio 2016 - Due pagine scritte di pugno, due pagine per provare a scegliere come dire addio alla vita. O per lo meno come non farlo. Ieri mattina Denis Ugolini, volto noto della vita politica e culturale cittadina, con alle spalle decenni di costante attivismo nel nome dell’interesse pubblico, davanti al notaio Marcello Porfiri ha firmato il primo testamento biologico redatto in città.

«Nel pieno delle mie facoltà mentali, in totale libertà di scelta, dispongo quanto segue in merito alle decisioni da assumere nel caso necessiti di cure mediche». E’ l’incipit del documento, nel quale Ugolini nomina il figlio come fiduciario delegato a tutelare le sue volontà, nel caso in cui le sue future condizioni di salute gli impedissero di manifestare espressamente il proprio volere.

«E’ un passo importante - ha commentato ieri Ugolini al termine con l’incontro dal notaio - che confido possa accelerare il percorso politico intorno a una legge la cui importanza è cruciale. Il nodo della questione è infatti rappresentato dal vuoto legislativo a livello nazionale che rende uno degli aspetti più delicati della vita, un terreno ancora pieno di incognite».

In effetti anche redigere un testamento biologico non garantisce la certezza dell’attuazione delle volontà di chi lo firma, anche se rappresenta un autorevole documento del quale avvalersi in caso di contenziosi giudiziari: «Il punto - ha proseguito Ugolini - è che in questo caso stiamo parlando di un atto vidimato da un notaio e poi consegnato in Comune, dove viene protocollato e conservato. Non può essere equiparato a un foglietto lasciato in un cassetto di casa».

L’Amministrazione comunale cesenate ha approvato la possibilità di ricevere testamenti biologici proprio in seguito a una battaglia avviata qualche mese fa dallo stesso Ugolini.

«Non si tratta di un testamento vero e proprio - ha chiarito il notaio Marcello Porfiri - ma piuttosto di un mandato fiduciario. La differenza sta nel fatto che il testamento entra in vigore dopo il decesso della persona che lo ha redatto, mentre questo documento indica azioni da compiere durante la vita del firmatario».

Non si possono toccare aspetti espressamente vietati dal nostro ordinamento, come per esempio l’eutanasia, mentre si può chiedere di evitare il cosiddetto accanimento terapeutico.

Il documento consegnato in Comune non è pubblicamente visionabile: la sua consultazione è consentita infatti solo al dichiarante, ai soggetti indicati come fiduciari, al medico di famiglia, ai sanitari e al notaio.

Il costo per la pratica fissato dal Comune prevede un tetto massimo di cento euro.

Il testamento biologico è riconosciuto a livello nazionale, anche se la certezza della sua applicazione non è sancita dalla legge. E’ questo il tassello mancante che Ugolini chiede con forza di colmare.

«L’aumento della speranza di vita è ovviamente un dato estremamente positivo, anche se nasconde il dilagare di malattie invalidanti per le quali non esistono ancora cure. Il risultato è che i casi di situazioni in cui il paziente non sia in grado di manifestare la propria opinione davanti ai medici che lo curano è in costante crescita. Se posso permettermi una battuta parafrasando i termini economici, la domanda abbonda. Anche per questo una legge nazionale che risolva il problema una volta per tutte è essenziale».