Giovedì 18 Aprile 2024

Resuscitano i computer ‘morti’ e li regalano a scuole e parrocchie

Cresce l’attività di ‘Trashware’ animata da studenti universitari (FOTO)

Due studenti volontari di ‘Trashware’ alle prese coi pc da rimettere in funzione (foto Ravaglia)

Due studenti volontari di ‘Trashware’ alle prese coi pc da rimettere in funzione (foto Ravaglia)

Cesena, 30 gennaio 2015 - Intorno ai muri dell’aula di informatica della scuola media di via Anna Frank sono disposti trenta computer pronti per aprire le porte del futuro davanti a un esercito di adolescenti alle prese con le loro prime lezioni di programmazione (FOTO). Il preside Jaime Enrique Amaducci se la ride di gusto mentre presenta il nuovo parco tecnologico, che fa una gran figura pur non essendo costato un euro. Già, perché le trenta postazioni ad uso e consumo dei futuri esperti di informatica sono stati messi a disposizione dagli esperti di oggi, gli studenti universitari che fanno parte del progetto Trashware, un’idea nata quattro anni fa e trasformatasi velocemente in una solida realtà: «Raccogliamo computer dismessi – spiegano i ragazzi – e li riportiamo a nuova vita, il tutto senza costi per nessuno, né per chi si libera di ciò che non gli serve più, né per chi riceve le macchine fresche di restyling».

Il lavoro di manutenzione comincia con la formattazione di tutte le schede, in modo da garantire la totale perdita dei dati precedentemente immagazzinati, dopo di che ci si dedica al sistema operativo da installare, rigorosamente open source, senza cioè costi di licenza. L’ultimo passo è la pulizia e manutenzione dell’intera macchina, che deve essere in grado di lavorare agevolmente e senza rischi di rallentamenti. «In realtà – precisano ancora gli studenti - la maggior parte dei componenti dei quali entriamo in possesso sono di recente costruzione e dunque il divario con le ultimissime tecnologie è molto ridotto. Mediamente per far rivivere un computer impieghiamo dalle tre alle quattro ore».

Al progetto Trashware partecipano sei giovani che fanno parte dell’associazione studentesca Sprite e che mettono a disposizione gratuitamente parte del loro tempo libero solo per il piacere di regalare anche a chi non potrebbe permetterselo la possibilità di sedersi davanti a un computer. Ieri, in occasione della donazione, è stata rinnovata la convenzione col Comune, l’Università ed Hera, che sostengono l’iniziativa. «Non di soli bit vive l’uomo – riflette il preside Amaducci -, ma anche di relazioni. E questi ragazzi che hanno dedicato il loro tempo a rimettere in sesto i computer per poi donarli a chi ne ha bisogno, hanno saputo aggiungere il calore del rapporto umano al mondo che per definizione ne è più povero. Questo è il risultato migliore».