Venerdì 19 Aprile 2024

Un minotauro al Quirinale

di Andrea Cangini

TRA I TITOLI di merito di Sergio Mattarella esibiti in questi giorni da Matteo Renzi all’opinione pubblica c’è il fatto di essere stato relatore di una legge elettorale che porta il suo nome, il Mattarellum. Legge che alla luce di quella che l’ha sostituita (il famigerato Porcellum) è oggi considerata sinonimo di modernità, rinnovamento e garanzia di rispetto assoluto della volontà popolare. La storia è leggermente diversa. Il Mattarellum fu varato quattro mesi dopo l’approvazione a furor di popolo di un referendum promosso dai radicali per introdurre il sistema elettorale maggioritario, ma la legge elettorale firmata da Mattarella recepì solo in parte quella novità rivoluzionaria, temperandola col 25% di proporzionale e con un sistema di conteggio dei voti che tutelava gli interessi dei partiti. «Una legge partitocratica», tuonò infatti Marco Pannella. Ecco, sarà così che Sergio Mattarella interpreterà la propria funzione: non imporrà nuove spinte riformatrici (da ieri è ufficiale, nei prossimi sette anni il tema dell’elezione diretta del capo del governo non si potrà porre: il Presidente è contrario) non ostacolerà le novità, ma le mitigherà per meglio calarle senza traumi nel contesto dato.

MATTEO Renzi sarà dunque un po’ più solo rispetto all’era Napolitano. Ma è stato lui a volerlo. Non ha cercato un presidente forte, ma un presidente rispettabile. Un uomo perbene. Un minotauro, per metà politico e per metà costituzionalista, naturalmente teso a riportare la presidenza della repubblica nell’alveo che la Costituzione formalmente gli riserva. Un ruolo di garanzia, un potere neutrale, una funzione notarile. SPIEGANO i costituzionalisti che il Quirinale è come il terzo angolo di un triangolo: l’ampiezza della sua influenza dipende da quella dei due angoli alla base. Ovvero, dal parlamento e dal governo. Più la maggioranza parlamentare è stabile e il governo è solido, più è ridotto l’angolo quirinalizio. Renzi sembra dunque dare per scontato che i due angoli che da lui dipendono finiranno per allargarsi. È possibile. È possibile che l’attuale maggioranza tenga, che la minoranza del Pd si rassegni alla mancanza di sbocchi politici e che Berlusconi continui a collaborare col governo. AD OGGI, ha interloquito con Renzi per supplire alla propria debolezza politica. E, avendo suo malgrado interpretato nella pochade quirinalizia il ruolo del marito cornuto e mazziato, da ieri quella debolezza si è evidentemente accresciuta. Pure troppo, forse. È anche possibile che il rapporto tra l’Italia e l’Europa trovi infine un punto di equilibrio soddisfacente, che gli ultimi dati sull’economia siano veritieri e che l’Italia sia pertanto destinata a guadagnare rapidamente terreno sia in termini di occupazione che di crescita. SE andrà così, Matteo Renzi non avrà bisogno di un presidente della repubblica forte e fortemente schierato al suo fianco. In caso contrario, si renderà conto troppo tardi di aver scelto il presidente sbagliato. 

di Andrea Cangini