Arrestata per estorsione all’amante: "Trattata da delinquente, ecco la mia verità"

Simona Salimbeti, 40 anni civitanovese, racconta la sua versione dei fatti: "Ho chiesto solo che mi venissero pagati i compensi per il lavoro svolto alle dipendenze di lui"

Simona Salimbeti con l’avvocato Ennio Tomassoni

Simona Salimbeti con l’avvocato Ennio Tomassoni

Civitanova Marche (Macerata), 16 luglio 2014 - E’ tutta un’altra storia quella che Simona Salimbeti, 40 anni civitanovese, racconta dopo il suo arresto avvenuto il 9 luglio con l’accusa di estorsione ai danni dell’uomo con cui aveva avuto una relazione sentimentale, uno stilista di calzature del Maceratese.

Si presenta col suo avvocato, Ennio Tomassoni di Ancona ad una conferenza stampa al Sandwich Time, locale della zona commerciale in cui con un’operazione dei carabinieri è finita in manette. “Sono stata trattata come una delinquente – dice tra le lacrime - ma la realtà delle cose è diversa”.

“Nessuna estorsione dietro minaccia di rivelare alla moglie dell’imprenditore una relazione che tra l’altro era sotto gli occhi di tutti e che durava da tre anni. Simona chiedeva solo che le venissero pagati i compensi per il lavoro svolto alle dipendenze di lui che era il suo compagno ufficiale” ribadisce il legale che giudica “positivo il fatto che il Tribunale abbia negato la misura cautelare rimettendo in libertà la mia cliente. E’ un buon segno e ora speriamo che la Procura esamini i messaggi nel cellulare sequestrato e si renda conto di cosa è realmente accaduto. Se non procederanno in questa direzione chiederemo l’incidente probatorio”.

Aspetti legali e sentimentali in una storia che la donna, scoppiando più volte in pianto, racconta per spiegare di “una relazione nata in chat nel maggio del 2011. Sono sempre stata la sua compagna, mai l’amante. Mi aveva detto che non era un uomo libero, ma che il rapporto con la moglie era finito. Siamo stati una coppia che ha condiviso progetti, addirittura mi diceva di volere un figlio. Ho conosciuto i suoi amici, lui i miei e anche mio figlio, con cui si comportava da padre. Nell’ottobre del 2011 è stato lui a propormi di lavorare nella sua azienda e ho accettato perché era un modo per stare sempre insieme e poi mi prometteva che mi avrebbe regolarizzato. Siamo andati avanti così fino al febbraio scorso quando mi ha telefonato per dirmi che la mogie aveva ricevuto una foto di noi due che ci baciavamo e che lui avrebbe dovuto tranquillizzarla. Comunque la relazione andò avanti, ma con problemi e a maggio decido di troncare. Ci rimettiamo insieme poco dopo, ma quando torno al lavoro trovo due ragazze assunte nella nuova ditta commerciale che avevano deciso di creare insieme. A quel punto gli chiedo di mettere in regola anche me o di liquidarmi i compensi che mi doveva e di rimborsarmi le spese ed ecco cosa sono quei 2 mila euro che i carabinieri ritengono il prezzo dell’estorsione. Abbiamo scelto insieme di incontrarci qui al Sandwich Time per regolare tutto e qui è cominciata la mia rovina, con l’arresto e l’inizio dell’inferno per me e per mio figlio”.