Inquinamento, Chienti e il colpo di spugna in appello

La rabbia di Pettinari: attiverò subito l’ufficio legale. Chienti: "Sconcertato, ricorso in Cassazione"

Antonio Pettinari, presidente della Provincia

Antonio Pettinari, presidente della Provincia

Civitanova, 5 marzo 2017 - «Questa sentenza mi lascia sconcertato e perplesso, perché sembrerebbe che quei componenti chimici che hanno inquinato il basso bacino del fiume Chienti non provenissero dalle aziende della zona. Quindi da dove vengono, dalla natura?» È amareggiato, ma determinato ad andare avanti nella battaglia legale il presidente della Provincia, Antonio Pettinari, dopo che nei giorni scorsi la corte d’appello di Ancona ha stabilito che non ci sono elementi sufficienti per stabilire che l’inquinamento da tricloroetano e percloroetilene del basso bacino del Chienti (che nel 2009 ha contaminato 26 chilometri quadrati nell’ultimo tratto del fiume) sia dovuto alle aziende calzaturiere che lavoravano lì, ribaltando così la sentenza di primo grado e stoppando il risarcimento di due milioni previsto per la Provincia e i tre Comuni interessati: Civitanova, Montecosaro e Morrovalle.

«Attiverò l’ufficio legale per valutare prossime azioni, compreso il ricorso in Cassazione – continua Pettinari –. L’inquinamento nel 2009 c’è stato e fu gravissimo. Ci sono analisi dell’Arpam, indagini della magistratura che dimostrano questo. Il tricloroetano e gli altri componenti chimici che hanno causato l’inquinamento non derivano certo dalla natura, ma si tratta di scarti da lavorazioni industriali. In quattordici anni ci sono stati processi, patteggiamenti, ditte che sono fallite e oggi sembra che tutto questo non conti più niente. Nel 2009 c’è stato un danno enorme, che ora pare non sia stato causato da nessuno e ciò impone una valutazione immediata».

«Questo è l’ennesimo tassello di un insieme di situazioni che, dopo quasi venticinque anni, fanno sì che questo fenomeno dell’inquinamento del basso bacino del fiume Chienti, che ha provocato gravi danni alla salute dei nostri concittadini, non abbia né colpevoli né soluzione», aggiunge poi Reano Malaisi, sindaco di Montecosaro.

«La speranza per il futuro è che se dovranno essere i territori ad affrontare la bonifica, che così sia – spiega – ma questo potrà portare a un risultato soltanto se la Regione darà a questa situazione il carattere di urgenza e se i tre Comuni interessati, qualora debbano contribuire alla bonifica, possano essere agevolati sia per quanto riguarda le voci di bilancio, che per la possibilità di accedere a mutui. So che l’Arpam ha provveduto a una riperimetrazione dell’area, che ha portato a una riduzione della zona interessata, e questo significa intervenire con cifre che non sono esorbitanti. Siccome si stanno progettando investimenti importanti per il territorio, penso per esempio al nuovo ospedale, per cui si parla di esborsi di milioni di euro, forse, dopo venticinque anni, trovare uno o due milioni per risolvere la questione basso bacino del Chienti sarebbe auspicabile».