Ladro ucciso, il carabiniere è tornato in servizio

Monte San Giusto, solidarietà al militare indagato. I cittadini: "Ci ha difeso"

Ladro ucciso, il carabiniere è tornato in servizio. Solidarietà (foto Calavita)

Ladro ucciso, il carabiniere è tornato in servizio. Solidarietà (foto Calavita)

Monte San Giusto (Macerata), 9 marzo 2017 - Il pomeriggio del 24 febbraio due carabinieri, a Monte San Giusto, intimano l’alt a un ladro in fuga, che su una Fiat Bravo (rubata a Terni) tenta di investirli. Parte un colpo, e il proiettile entra nel cranio di Klodjan Hysa, albanese. L’uomo, 35 anni, muore due giorni e mezzo dopo. Un carabiniere è indagato per omicidio colposo legato a eccesso di legittima difesa. Da qualche giorno è tornato in servizio, mentre l’inchiesta prosegue il suo corso.

Giuseppe Sardini, lei è il promotore del comitato di difesa cittadino a Monte San Giusto, coinvolto nella tragedia in cui la vittima è un ladro albanese di 35 anni. A che scopo questo gruppo? «Il comitato è stato fondato per il rispetto della legalità e per chiedere che chi difende i cittadini non rischi di finire sotto processo. Deve essere rivisto il concetto di eccesso di legittima difesa, quando si tratta di forze dell’ordine in servizio. Nostro obiettivo è portare solidarietà e vicinanza ai tutori dell’ordine, che lavorano ogni giorno per la nostra sicurezza».

E anche contribuire concretamente, attraverso una raccolta fondi per un sostegno economico? «Sì, avevamo pensato di aprire un conto corrente a favore del militare e della sua famiglia. Ma non se ne farà nulla finché le indagini non saranno terminate. Se il caso verrà archiviato, non ci sarà bisogno di aprire il conto. Altrimenti lo attiveremo».

Quanti contatti avete totalizzato finora? «Sono migliaia le persone che ci hanno chiesto di poter contribuire, arrivano proposte da tutta Italia. La pagina facebook, aperta appena tre giorni fa, conta 19mila visualizzazioni, i ‘mi piace’ sono oltre 1.400 e arrivano in continuazione richieste, spesso accompagnate dalle motivazioni, con la volontà di donare una somma a favore del militare. Si sono offerte oltre 5mila persone, senza contare le diverse associazioni non solo di carabinieri, ma anche di polizia, che si stanno interessando all’iniziativa».

Il paese, fin dalla sera stessa dello sparo, si è schierato senza esitazioni dalla parte del carabiniere. I toni però da allora si sono alzati spesso. Come tenete a bada le tante espressioni di razzismo? «Partiamo dai fatti. A Monte San Giusto è forte la presenza della comunità albanese, si tratta di gente arrivata qui ormai 20 anni fa. Hanno famiglia, pagano le tasse, i loro figli sono laureati. Lavorano in ogni settore, dalla ristorazione al calzaturiero all’edilizia. E, soprattutto, sono perfettamente integrati. Non abbiamo mai avuto problemi con loro, sono persone stupende. Qui non c’entra nulla la provenienza geografica, il ladro morto poteva anche essere italiano. Il problema sono la paura e la frustrazione che derivano da questi furti e da episodi di violenza crescente di ladri nelle abitazioni».

Cosa direbbe ai tanti che inneggiano alla giustizia fai da te? «Stiamo leggendo e sentendo di tutto, da chi propone una medaglia, a chi gioisce per la morte del ladro fino a chi, esasperato e terrorizzato dai furti, dice di volersi difendere da solo. Al comitato tutto ciò non interessa, chiediamo al contrario il rispetto della legalità, e siamo contro ogni tipo di ronde armate, che è una voce che sta girando. Noi qui stiamo solo tutelando un militare che stava facendo il suo dovere ed è finito sotto inchiesta».