Vongolara rischia di affondare. "Ci siamo salvati per un soffio"

Civitanova: guasto a bordo della Zeus, odissea davanti al porto di Ancona

Vigili del fuoco e soccorritori in azione (foto d’archivio)

Vigili del fuoco e soccorritori in azione (foto d’archivio)

Civitanova (Macerata), 9 dicembre 2016 – Una vongolara civitanovese della flotta anconetana ha rischiato di affondare l’altra notte un miglio a nord del porto dorico per un imprevedibile guasto a un tubo dell’acqua posizionato a prua. È successo poco dopo le 4, protagonisti la barca Zeus dell’armatore civitanovese Luciano Emili e il suo equipaggio composto da due uomini. Ieri le unità da pesca del Co.ge.Vo. di Ancona lavoravano regolarmente, nonostante la giornata festiva.

E così è uscito in mare anche lo Zeus, governato dall’altro civitanovese Domenico Mengoni con la collaborazione di un marinaio dorico. Tutto bene fino a che non è sceso in acqua il «ferro» (lo strumento di lavoro) per la prima calata. A quel punto la vongolara ha cominciato a imbarcare velocemente acqua, all’improvviso. Non c’era un minuto da perdere: soltanto un rapido rientro in banchina avrebbe potuto scongiurare l’inabissamento della barca. Fortuna vuole che in questo periodo la flotta con targa An peschi vicino al porto.

E così sono bastati una quindicina di minuti di navigazione a Mengoni per rientrare alla base. Fosse stato più distante, forse lo Zeus non ce l’avrebbe fatta a mettersi al sicuro. Una volta attraccata al molo la turbosoffiante, sono saliti a bordo i vigili del fuoco (un paio di squadre) che hanno provveduto al prosciugamento, pompando l’acqua all’esterno e stabilizzando così lo scafo. «Lo spavento è stato grande – racconta Mengoni – perché, non lo nascondo, ce la siamo vista davvero brutta. Ma stiamo bene: nessuna conseguenza fisica. Sono cose che possono succedere a chi va in mare. Quando mi sono reso conto che eravamo sul filo del rasoio, ho telefonato alla Capitaneria di porto e ai vigili del fuoco per informarli di quello che ci stava capitando. C’era una nebbia fittissima, che ci ha rallentato non poco nel rientro. Non solo: non potevo accelerare troppo, ché altrimenti avremmo imbarcato ancora più acqua. E così ho dovuto contenere la velocità. Altri cinque minuti e saremmo finiti in ammollo».

Visto che avete riparato a tambur battente la defaillance tecnica, pensate di tornare al lavoro già domani (oggi, ndr)? «No no, è escluso. L’acqua ha infiltrato una serie di importanti apparecchiature di bordo e così serviranno almeno un paio di giorni di stand-by. Di sicuro riprenderemo il mare all’inizio della settimana prossima: lunedì».