Overdose fatale, la madre del 39enne: "Nessun invito, quelli non sono amici di Davide"

La lettera di Annamaria Buttafoco dopo l'appello del procuratore alle persone che hanno abbandonato il figlio, morto domenica nell’ospedale di Civitanova

Davide Brutti

Davide Brutti

Grottammare (Ascoli), 20 settembre 2014 - Dopo l'appello del procuratore capo di Macerata interviene la madre di Davide Brutti, il 39enne di Cupra Marittima morto di overdose domenica sera all'ospedale di Civitanova dopo essere stato abbandonato in fin di vita in un parcheggio.

Annamaria Buttafoco - questo il nome della donna - si chiede subito in una lettera "come si fa a chiamare amici dei soggetti che ti scaricano per strada, come non si fa neppure con gli animali e ti abbandonano morente, senza un segno di pietà" e ancora "E da questi soggetti dovremmo aspettarci senso di responsabilità?".

Buttafoco, poi, scrive: "Presumo, da quanto leggo, che tutte queste dettagliate e premurose informazioni, siano state opportunamente trasmesse alla stampa per dare maggiore visibilità alla morte di un povero ragazzo, malato e sofferente da anni, che ha avuto la disgrazia di incontrare non degli AMICI ma degli individui senza coscienza e senza scrupoli".

"E la famiglia? - continua la donna nella lettera -. Perché esiste una famiglia che non ha mai perso la sua dignità, che lo ha sempre amato, curato, difeso come si fa con ogni figlio. Per la nostra famiglia solo fango, titoli dai caratteri cubitali e neppure un po’ di rispetto, tanto che deve apprendere dai giornali e non dagli organi preposti, l’esito dell’autopsia: OVERDOSE. Da quale sostanza?". 

La madre del 39enne si rivolge poi di nuovo al procuratore: "Le chiedo di usare nei confronti di Davide, per il rispetto che si deve alla morte, alla sua morte, gli stessi criteri che userebbe se si trattasse di un suo figlio: forse indagherebbe nel silenzio, forse cercherebbe ovunque i suoi presunti assassini e non si darebbe pace finchè non li avesse trovati e puniti in maniera esemplare. Perché i figli sono tutti uguali, meritano attenzione e amore, sempre, e soprattutto  VERITA’ e GIUSTIZIA, quella che chiedo a chi come lei la rappresenta. Ma se la Giustizia usasse come metodo d’indagine l’INVITO, sarebbe una gravissima sconfitta e un’offesa per tutti coloro ci credono".