Nei guai per droga, tornano liberi i due ventenni

Secondo arresto non convalidato per il "Panda"

BLITZ Gli agenti avevano fatto irruzione in via Molise (foto d’archivio)

BLITZ Gli agenti avevano fatto irruzione in via Molise (foto d’archivio)

Civitanova Marche (Macerata), 28 ottobre 2014 - Incassa il secondo arresto non convalidato il civitanovese Francesco Sicolo, detto «il Panda», finito nei guai con un coetaneo, Daniele Cinella, per mezzo chilo di marijuana. Venerdì pomeriggio, alle 15.30, gli agenti del Commissariato hanno fatto irruzione nell’appartamento dove vive Cinella, in via Molise, nella zona di San Gabriele. Lì hanno trovato i due giovani. Negli slip Cinella aveva qualche grammo di marijuana, di cui poi, approfondendo la perquisizione, è saltato fuori un altro mezzo chilo. A quel punto i ventenni sono stati arrestati dagli agenti del commissariato con l’accusa di spaccio, e portati in carcere a Camerino.

Ma ieri mattina, sempre nella casa circondariale, c’è stata l’udienza di convalida. Sicolo, difeso dall’avvocato Maria Cristina Tasselli, ha assicurato di non sapere nulla della marijuana trovata in casa dell’amico, e ha respinto ogni addebito in merito allo spaccio. E il giudice Domenico Potetti ha ritenuto credibili le sue parole, e lo ha rimesso in libertà senza neppure convalidare l’arresto. Quanto all’altro ragazzo, Cinella, difeso dall’avvocato Roberto Meriggi, nel suo caso l’arresto è stato convalidato ma comunque il giudice lo ha rimesso in libertà.

Sicolo era già stato arrestato dalla polizia ad agosto, per l’accusa di estorsione: avrebbe chiesto cinquemila euro a un imprenditore, in cambio delle indicazioni per ritrovare la macchina che gli era stata rubata. Anche allora però l’arresto non venne convalidato dal giudice Enrico Pannaggi. Poi per lui, per l’accusa di spaccio, la procura aveva chiesto una misura cautelare: il tribunale di Macerata l’aveva respinta, al riesame era stata concessa, e ora il ragazzo, sempre assistito dall’avvocato Maria Cristina Tasselli, ha fatto ricorso in Cassazione e la Corte deve ancora fissare l’udienza per decidere se imporgli una misura cautelare o lasciarlo in libertà.