Paciotti accontenta i creditori. Intesa sui debiti non garantiti

Il concordato, ok dei fornitori, ora la parola ai giudici. La proposta per evitare il fallimento: "Pago il 42%"

CONTI IN ROSSO L’imprenditore civitanovese Cesare Paciotti (foto LaPresse)

CONTI IN ROSSO L’imprenditore civitanovese Cesare Paciotti (foto LaPresse)

Civitanova Marche (Macerata), 30 maggio 2015 - CESARE Paciotti incassa il sì di fornitori e società, con la proposta di pagare il 42 per cento dei debiti non garantiti. Ieri mattina si è tenuta l’adunanza dei creditori, in tribunale a Macerata. I commissari giudiziali, nominati dai giudici, hanno illustrato la proposta di concordato, che contiene parecchie novità rispetto a quella avanzata dalla griffe dello spadino in origine. Tanto che questo aveva suscitato qualche perplessità in tribunale: con i cambiamenti, la proposta sembrava una del tutto originale e diversa.

I CREDITORI però hanno rilevato che, oltre al saldo integrale dei crediti privilegiati e in prededuzione, la proposta attuale assicura il saldo di quelli chirografari (cioè non assistiti da garanzie reali o personali) per il 42 per cento: una percentuale elevata, che ha convinto l’assemblea. La maggioranza dunque ha votato a favore della proposta. A questo punto il giudice Luigi Reale dovrà esaminare il piano con gli altri membri del collegio, Alessandra Canullo e Andrea Polimeni, e decidere se accogliere il concordato così come è stato proposto. La decisione si conoscerà solo nei prossimi giorni.

La società ha proposto di cedere alcune poste attive, tra cui immobili, partecipazioni societarie, crediti, e flussi finanziari, pagando anche i debiti tributari pendenti.

CONTRO la Paciotti, alcuni – aziende della regione e non solo – avevano presentato nei mesi scorsi un’istanza di fallimento, reclamando il pagamento di scarpe e vestiti realizzati per conto del marchio civitanovese e mai pagatu. Alla fine del 2013 dunque Paciotti aveva depositato in tribunale un’istanza di concordato, impegnandosi a risanare il bilancio. A mettere in crisi la griffe sarebbe stato il sistema economico nazionale, in difficoltà maggiori rispetto al settore delle vendite internazionali. Ora comunque bisognerà attendere le valutazioni dei giudici, che dovranno dare il sì definitivo a quanto offerto dalla società.