Domenica 5 Maggio 2024

"Guardava video sulla Jihad": subito espulso operaio pakistano

Civitanova, prelevato in fabbrica. Vive qui da 12 anni con la famiglia

Il fermo immagine tratto da un video diffuso dai jihadisti dello Stato Islamico (Foto Ansa)

Il fermo immagine tratto da un video diffuso dai jihadisti dello Stato Islamico (Foto Ansa)

Civitanova, 21 gennaio 2015 - Video e siti che inneggiano alla Jihad, la guerra santa contro l’Occidente, hanno fatto scattare l’espulsione immediata per un pakistano di 26 anni. Ieri mattina la polizia è andata a prelevarlo nella fabbrica dove lavora, a Civitanova, e per lui è stato subito disposto il rimpatrio. «Ma è un’ingiustizia – contesta l’avvocato Maurizio Nardozza – contro la quale ricorreremo in tutte le sedi». La segnalazione è partita dal ministero dell’Interno, che avrebbe evidenziato una intensa attività sui social network da parte del pakistano.

Sulla pagina Facebook del ragazzo, in particolare, sarebbero comparsi video e collegamenti ad altri siti che avrebbero a che fare con cellule terroristiche attive in Pakistan. In base alla legge antiterrorismo, dunque, per lui è scattato l’allontanamento immediato. Ieri mattina la polizia è andato a prelevarlo nella fabbrica dove ha sempre lavorato. E nel pomeriggio è stato portato in tribunale, dove il giudice Chiara Minerva ha disposto l’espulsione immediata del ragazzo. La straniero è stato dunque portato in questura, in attesa di prenotarte un posto sul primo volo in partenza da Fiumicino per il Pakistan. «Ma siamo di fronte a un grave abuso – protesta l’avvocato Maurizio Nardozza –. Questo ragazzo vive qui da dodici anni con i suoi parenti, che hanno già la cittadinanza italiana, cosa che anche lui stava per ottenere. In tribunale ha respinto ogni accusa, ha dichiarato il massimo rispetto per ogni religione e ha escluso qualsiasi collegamento con le cellule terroristiche. Ha solo condiviso dei video messi su Facebook da qualche amico pakistano, non c’entra nulla con la Jihad".

"Non ha mai scritto slogan, non ha mai inneggiato alla guerra santa. Ha sempre e solo lavorato con la sua famiglia - continua l'avvocato - , si è costruito una vita qui che ora gli è stata stravolta, per altro anche senza prove, perché il ministero non ha neppure prodotto il contenuto di questi video così allarmanti: è bastato dire che svolgeva intensa attività sui social network per poter essere considerato una minaccia per l’ordine pubblico. A questa stregua – prosegue il legale –, tutti noi potremmo subire dei procedimenti penali per aver cliccato ‘mi piace’ su qualche sciocchezza di Facebook. Qui vengono compromessi la libertà di espressione e di opinione, visto che non c’è alcuna prova di una sua attività terroristica, o del suo sostegno a queste attività. Per questo ricorrerò in Cassazione e anche alla Corte europea, per far annullare questo che ritengo un abuso». L’episodio  è avvenuto nello stesso giorno in cui, a Pisa, uno studente modello della Normale, di nazionalità turca, è stato espulso dall’Italia per lo stesso motivo. Nei suoi confronti, però, l’accusa è ben più pesante: avrebbe inviato mail a siti istituzionali italiani e americani, minacciando di farsi esplodere davanti ad ambasciate.