Pescherecci decimati da crisi e spese

La flotta è passata da 78 a 36 mezzi. E altri 15 chiedono la demolizione

una banchina del porto civitanovese

una banchina del porto civitanovese

Civitanova Marche (Macerata), 2 dicembre 2014 - L’incontro di venerdì pomeriggio tra le categorie portuali e il presidente nazionale di Fratelli d’Italia, l’onorevole Giorgia Meloni, è servito a fare il punto sullo stato di salute, a Civitanova, del comparto della pesca e del suo indotto. Il leader dell’associazione Marinerie d’Italia, Francesco Caldaroni, ha ricordato che all’inizio degli anni ‘90 la flotta a strascico civitanovese era composta da 78 motopesca. Ne sono rimasti meno della metà: 36. E per una quindicina di questi gli armatori hanno chiesto la demolizione in considerazione della crisi che attanaglia il settore e, soprattutto, delle prospettive buie.

Altri sei pescherecci sono fermi agli ormeggi da più o meno tempo, in attesa di essere venduti o di riprendere eventualmente l’attività una volta superati i problemi tecnici (la sostituzione del motore, per dirne uno) che li inchiodano al palo. È stato stimato un aumento del 300% delle spese per gli armatori nell’ultimo decennio, provocato soprattutto dall’exploit del costo del gasolio. I pescherecci di media dimensione spendono 14-15mila euro al mese per il carburante; quelli più grandi “bruciano” fino a 31-32mila euro. Negli ultimi anni il prezzo medio del pesce è rimasto invariato, all’ingrosso. E dunque nemmeno da quel versante i pescatori hanno tratto motivi di sollievo.

Per non parlare delle spese sostenute per le dotazioni di sicurezza a bordo (a volte doppioni l’una dell’altra, per compiacere i burocrati europei e i business-men italiani) e delle nuove e più restrittive leggi comunitarie che, pure per piccole infrazioni di norme difficilmente applicabili, sanzionano i malcapitati con multe severe (al minimo 4.000 euro) e pesanti decurtazioni di punti alla licenza di pesca. Non stanno meglio i vongolari. Certo, loro hanno un grave peccato originale da farsi perdonare (nei decenni addietro hanno sforzato troppo i fondali a disposizione), ma è anche vero che oggi sono strozzati da regolamenti europei che pretendono tolleranza zero sulla taglia del mollusco e sull’intoccabilità, anche nelle stagioni fredde, delle acque più a ridosso della costa. L’indotto (cantieristica, metallurgia) va pure a picco per la proprietà transitiva, salvo chi ha saputo orientarsi nel frattempo su altri settori, a cominciare dal diporto.