Il ricordo di Silvino Guzzini. "Tradito da chi aveva aiutato"

Gabriella: le accuse di truffa lo fecero ammalare di Asterio Tubaldi

Recanati (Macerata), Silvino Guzzini

Recanati (Macerata), Silvino Guzzini

Recanati (Macerata), 17 luglio 2014 - A cinque anni dalla morte di Silvino Guzzini, le sorelle dell’ex uomo politico, esponente di spicco della Dc locale e presidente, per 16 anni, della Bcc di Recanati-Colmurano, non nascondono la loro amarezza per l’ingiustizia e il patimento — dicono — subiti dal loro caro fratello.

Neppure la recente presentazione di un libro, che racconta la storia di questo notissimo personaggio recanatese, riesce a placare l’indignazione della sorella Gabriella. Un libro, confessa, che «mi ha fatto piacere perché serve a non dimenticare», ma depurato di alcuni passaggi perché considerati da alcuni scomodi e che avrebbero prestato il destro a qualche denuncia. Delusa anche per i tanti dipendenti della Bcc che, pur essendo «stati assunti da Silvino e ai quali voleva un bene dell’anima, non sono venuti alla presentazione del libro. Chissà perché? Forse hanno avuto paura o forse qualcuno glielo ha proibito?».

Ciò che manca in quelle pagine del libro lo affida a una confessione pubblica. Gabriella ricorda come suo fratello prese la gestione della banca che aveva un solo sportello a Recanati con pochi dipendenti. Inizia da quel momento l’exploit dell’istituto di credito che porta avanti insieme al direttore Duilio Giorgetti «che sapeva fare il suo mestiere. Con lui ha fatto grandi cose: ha aperto 13 sportelli, unendosi con la banca di Colmurano. Gli sarebbe piaciuto fare la fusione pure con Civitanova, ma erano tutti contrari perché avevano paura. Non c’è riuscito. Quando Giorgetti è andato in pensione aveva i giovani intorno a lui. Credeva molto in loro».

Ma saranno loro la grande delusione e a generare un clima nuovo e di incomprensione che si è spinto fino, afferma Gabriella, ad una denuncia nei suoi confronti che gli costò l’accusa di reato di truffa ai danni dell’istituto di credito. Eravamo nel 2006. Dopo due anni la vicenda giudiziaria venne archiviata dal gip Enrico Pannaggi del tribunale di Macerata, ma gli lasciò una profonda ferita che lo ha accompagnato sino alla morte avvenuta il 5 giugno del 2009. «Ci soffriva veramente, perché si sentiva tradito da quelli a cui lui aveva voluto bene. La sofferenza l’ha fatto ammalare.

Nel momento della disgrazia gli son rimasti vicini solo i più fedeli come Giovanni Severini, Borsella e altri, però tanti lo hanno abbandonato. E pensare a quante persone ha fatto del bene, anche di tasca sua! Ha regalato la Tac all’ospedale e altri macchinari, ha aiutato le scuole, la cooperativa “La ragnatela”, ha inventato il premio di studio per gli studenti e le loro famiglie».

Asterio Tubaldi