Civitanovese, per Cerolini arriva il fallimento

Equitalia, il conto è di tre milioni. Tasse non pagate: sentenza del tribunale, partono i sequestri

Giuseppe Cerolini

Giuseppe Cerolini

Civitanova Marche, 6 maggio 2017 - Una richiesta da tre milioni di euro avanzata da Equitalia: è stato dichiarato fallito ieri il patron della Civitanovese Giuseppe Cerolini. La sentenza è stata pronunciata ieri mattina dal tribunale di Macerata, in seguito a una istanza presentata, per conto della società di riscossione, dall’avvocato Andrea Giuliodori. Equitalia rivendica sostanzialmente il pagamento di tributi comunali e di altri enti pubblici: una massa di crediti arrivata a tre milioni di euro. Dato che Cerolini ha una partita Iva a suo nome, è stato dichiarato il suo fallimento.

Come curatore è stato nominato il commercialista Renzo Telloni, che con il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza ha poi proceduto ai sequestri dei beni riconducibili a lui. La sede ufficiale legata alla partita Iva non è stata rintracciata, perciò è stato necessario andare in diversi altri uffici e locali riconducibili all’imprenditore. I sequestri non sono ancora conclusi, ma per il momento non sembra siano stati trovati i mezzi per saldare il conto con Equitalia.

Il crac legato alla partita Iva non è il primo con cui fa i conti il civitanovese Cerolini, al centro di una maxi inchiesta su una evasione fiscale che supera i 20 milioni di euro per quanto riguarda la sua multiforme attività imprenditoriale. Sono già state dichiarate fallite la Mangusta e la Effemme, e le svariate attività tenute insieme da Cerolini – dai negozi alle aziende calzaturiere e alle pompe di benzina – sono da tempo in mano al curatore nominato dalla procura, il commercialista Alessandro Benigni. Molte attività che Cerolini aveva in gestione, come bar, i ristoranti e gli impianti di rifornimento, sono state riprese dai proprietari e affidate ad altri, quindi di fatto ormai la sua attività è azzerata. Inoltre, i sequestri a carico delle due società già fallite non hanno portato a nulla, perché l’evasione fiscale, calcolata sulla massa di fatture, non corrisponde a una reale attività commerciale o economica, ma piuttosto – è la tesi dell’accusa – a un castello di documenti falsi fatti solo allo scopo di eludere il fisco. Oggi comunque la Guardia di finanza e il curatore Telloni proseguiranno la ricerca di beni da mettere sotto sequestro riconducibili a Cerolini.