Civitanova Marche, 31 agosto 2010 - Dichiaro di essere politically incorrect: sto con i bambini di Civitanova. Per tre ragioni che voglio esporre e anche per dare un consiglio al sindaco che tre giorni fa ha inviato un’orgogliosa lettera al Corriere della Sera. Sto dalla parte dei ragazzi perché non credo che sia successo ciò che è stato enfatizzato. Conosco alcune colleghe dal sospiro facile per essere stato per molti anni un cane da guardia delle redazioni.

 

E chiedo a lei: ma se hai sentito il dovere civile di denunciare l’orrida aggressione perché non hai mosso un dito per difendere il povero bengalese? Vorrei premettere che c’è in questo del razzismo: se per il fatto che uno ha la pelle di colore diverso, se per il fatto che uno campa alla meno peggio diventa il “beneficiario” di un pietismo da quattro soldi allora è vittima di razzismo. Perché nessuno lo aiuterà mai a rivendicare i suoi diritti avendogli fatto capire quali sono i suoi doveri.

 

L’integrazione in Italia rischia miseramente di fallire proprio perché queste indignazioni da salotto non hanno mai consentito agli immigrati, clandestini o no, di percepire lo Stato di diritto. Non vorrei dover ricordare alla collega, come a tutti i difensori a gettone degli oppressi, la stra-abusata frase di Confucio che dice: se vuoi sfamare un povero non dargli del riso, ma insegnagli a coltivarlo. Le ragioni per cui sto dalla pare dei bambini sono queste.

 

La prima: mi è piaciuto molto, ammesso che sia vero, che i ragazzini abbiano detto al bengalese “amico questa è proprietà privata!” Vivaddio, nell’eticamente sane e pragmatiche Marche qualcuno ha insegnato loro che esistono i diritti e i contemporanei doveri. La seconda: quel giovane bengalese era un venditore abusivo probabilmente di merce contraffatta. Di quella merce che mette in crisi anche il distretto economico di Civitanova e che rischia di far mancare il lavoro regolare non solo, in futuro a quei ragazzi, ma anche ai moltissimi extracomunitari che lavorano nelle nostre fabbriche.

 

Sarebbe stato razzistico negare a quel ragazzo un bicchier d’acqua se lo avesse chiesto, non invitarlo a cessare una pratica che è contro la legge. Vorrei sapere che differenza c’è tra circondare una pattuglia di Polizia che sta arrestando uno scippatore, e le cronache spesso ci hanno riferito simili episodi, per far fuggire il malavitoso e indignarsi perché qualcuno cerca d’impedire che si consumi un reato. Non è perché si tratta di un ragazzo di colore egli può trasgredire la legge come e più gli piace.

 

Certo, mi si dirà, occorre valutare la pericolosità sociale dell’eventuale reato. Verissimo, ma io invito a considerare la pericolosità sociale di una tolleranza di facciata. E non confondiamo pubblico con privato: la Caritas con la legge. Se vuole la “cronista degli oppressi” aiuti privatamente il bengalese. La terza: quei ragazzini ci consentono col loro gesto – ammesso e non concesso che si sia verificato – di avviare una riflessione vera sulla presenza e la condizione degli immigrati nelle nostre terre.

 

Chiedo alla collega che ha interrotto le sue vacanze per indignarsi, sputtanando anche un po’ Civitanova, perché non fa il suo mestiere e va a vedere come lavorano i cinesi nei tomaifici clandestini di cui si pasce il distretto mondiale della scarpa? Perché non fa un giretto per contare quante ragazze sono sfruttate nelle case affittate in nero a Civitanova (come altrove)? Perché non fa un’inchiesta sulle infiltrazioni di capitale malavitoso nel nostro tessuto economico? Perché non indaga sul racket dei 'vu cumprà' e della merce contraffatta che è gestito da altri immigrati clandestini che sfruttano i loro consimili?

 

Se vogliamo indignarci, partiamo da qui. Infine, caro sindaco Mobili, lasci perdere la tavolata con gli immigrati. E’ una pessima idea. Lei al 'Corriere' scrive: "Nei prossimi giorni mi farò promotore di un’iniziativa: imbandire per tutti i venditori di spiaggia una tavola proprio in quello chalet che è stato teatro dei fatti e chiamerò bambini di 9-10 anni a servire. Sarà un modo per chiedere scusa a tutti gli extracomunitari se è vero quel che è successo; diversamente per dire loro: ecco, amici, noi capiamo i vostri disagi, vi stiamo vicini e vi auguriamo un futuro migliore".

 

No caro Sindaco. Capisco le motivazioni nobili del suo gesto, ma oppongo che se i venditori sono abusivi li deve denunciare e non invitare a cena, se si tratta d’immigrati irregolari idem. E se proprio vuole fare questa tavolata se la paghi di tasca sua perché sarebbe intollerabile spendere – anche pochi – soldi pubblici per chiedere scusa a chi sta in questo paese a dispetto della legge e vi svolge attività illecite. Se invece è tutto a posto, beh le suggerisco di invitare a cena anche i commercianti di Civitanova che rischiano di sentirsi abusivi, certo sono abusati, in casa loro.

 

P. S.: Sindaco se vuole investire soldi pubblici si cerchi dei buoni avvocati e faccia causa (diffamazione o calunnia) per danni a chi ha denunciato una cosa così vaga provocando invece un certissimo vulnus all’immagine alla sua città. Stavolta la libertà di stampa non c’entra nulla.