Civitanova Marche, 23 novembre 2011 - NEGOZI del corso a rischio chiusura, scarsa liquidità e spese fisse da gestire. E a gennaio in molti potrebbero non riaprire le saracinesche. Si prospetta un Natale di magra per i commercianti, con vendite schizofreniche. E tra i moltissimi (la maggior parte) che guardano con preoccupazione al futuro ci sono invece alcuni nuovi investitori che aprono. E’ l’isteria dei mercati che si ripercuote anche sul commercio, con giudizi discordanti fra i vari operatori.
 

La tendenza è infatti mutevole e varia dalla grande distribuzione alla piccola bottega, dal piccolo artigiano con prodotti ricercati di elevato valore fino a chi offre servizi e consulenze. Non c’è insomma una ricetta valida per tutti e se ne è accorto anche Franco Garbuglia, presidente dell’associazione commercianti di corso Vittorio Emanuele e proprietario della storica merceria “Ago e filo”, oggi titolare anche della forneria Totò: un cambio di direzione per assecondare i bisogni della clientela. «Va molto — dice — tutto ciò che è legato alla gastronomia, al cibo e al vino, ma sono scomparse quasi del tutto altre attività. Nessuno canta vittoria, ma ci sono negozi che rendono: dipende dalla gestione e dal prodotto che si vende».
 

Il movimento e la vivacità di corso Vittorio Emanuele sono confermati anche dal fiorire di nuovi punti vendita molto specialistici e di settore, come una bottega che inaugurerà a breve e venderà solo formaggi francesi di alto livello, vini di pregio e champagne. Vanno bene anche i servizi, in particolare pizzerie e bar. A soffrire sono invece l’abbigliamento e le calzature, strozzati fra outlet e grande distribuzione, ambulanti e catene di franchising. «Le famiglie spendono meno per ciò che non è fondamentale o viene percepito come uno sfizio — continua Garbuglia —. Speriamo in una ripresa e nel movimento natalizio».

Ad attirare investitori in corso Vittorio Emanuele è anche il costo nettamente inferiore degli affitti: in media per un locale di 60 metri quadrati si spende un massimo di 1.500 euro, ma si riesce a trovare qualcosa anche a 1.200 euro. Per uno spazio di 20 metri “bastano” invece 750 euro. Cifre inesistenti in corso Umberto I, dove per affittare un locale di 80 metri ci vogliono 3.500 euro al mese.
 

«Sarà il peggior Natale dei miei 52 anni di attività — commenta Paola Antolini di Uomo e donna In, storica boutique del corso —. E’ un momento imbarazzante, da settembre mancano gli incassi e i commercianti sono strozzati fra banche che non offrono liquidità e spese di gestione. Di questo passo non potremo neppure pagare i fornitori. Basti dire che quest’anno su 100 commercianti solo 30 hanno pagato per le luminarie».
E c’è il rischio che dopo le feste oltre alle luci natalizie si spegneranno anche diverse vetrine.