Mercoledì 24 Aprile 2024

Consulta, ancora una fumata nera. Renzi furioso con i franchi tiratori

Non basta il patto coi forzisti, mancano 100 voti. Accuse alla sinistra Pd

Il presidente emerito Giorgio Napolitano vota per l’elezione dei giudici costituzionali nel Parlamento in seduta comune (Lapresse)

Il presidente emerito Giorgio Napolitano vota per l’elezione dei giudici costituzionali nel Parlamento in seduta comune (Lapresse)

Roma, 26 novembre 2015 - A VOLTE la matematica è un’opinione. Così, un’armata che sulla carta avrebbe la stragrande maggioranza dei voti in Parlamento rimedia una figuraccia che la metà basta. Renzi, Berlusconi, Alfano & co., non riescono a battere i grillini. Un suicidio per quello che appare una pallida ombra del patto del Nazareno: nemmeno uno dei nomi arriva al quorum di 571 necessario per essere eletto alla Consulta. Ne mancano pochi ad Augusto Barbera (536 ) molti in più a Francesco Paolo Sisto (511) e Giovanni Pitruzzella (492) candidati rispettivamente di Pd, FI e spezzoni centristi con Lega e Sel che si astengono.

L’ENNESIMO fallimento – sono quasi due anni che si registrano fumate nere – produce una grande confusione. Renzi reagisce male all’incidente, dal Nazareno filtra che i franchi tiratori (un centinaio) si prenderanno la loro responsabilità davanti al Paese. «Non otterrete niente. Ricordatevi come andò con Violante...». Preoccupato Mattarella che aveva invitato all’unità, irritati i presidenti delle Camere: «Grave la mancata elezione dei giudici», scrivono Grasso e Boldrini. I democratici ci vogliono riprovare subito e martedì, nella nuova seduta comune, giurano che non cambieranno cavallo, convinti –– al pari di FI e Ncd – che sia politicamente corretto andare avanti con la terna impallinata per non darla vinta agli avversari come i cinquestelle che chiedono di ripartire da zero. Il Pd punta a raccattare voti fra i vendoliani o gli ex grillini, gli azzurri a convincere il Carroccio, mentre gli alfaniani tentano di portare a più miti consigli i popolari per l’Italia (Piepoli, loro candidato, ha ottenuto 56 voti).

ORA, scatta la caccia al responsabile: a grattar sotto la superficie, emerge che non ce n’è uno solo ma tantissime categorie di colpevoli. Intanto, gli assenteisti storici, quelli che non vanno mai in Parlamento e sono una cinquantina. Poi ci sono quelli nel Pd cui sta antipatico Barbera perché filo-renziano e presidenzialista: messa sul banco degli imputati la minoranza interna stragiura di non entrarci niente, «non può essere sempre colpa nostra», avvertono Zoggia e Stumpo. Sull’altra sponda, Sisto conta nemici dentro Forza Italia. Meno, forse, di Pitruzzella cui, secondo gli azzurri, nuoce l’amicizia con Schifani. In soldoni: il voto segreto viene usato per lanciare messaggi diretti e obliqui.

È OPINIONE comune, per dire, che dalle alle urne sia stato lanciato un siluro “trasversale” al partito della Nazione. Ed è questo il paradosso della legislatura: quando c’è il voto palese Renzi è il padrone assoluto della scena, ma non appena il voto palese non c’è più tutti i malumori, i fantasmi e le streghe vengono a ballare allo scoperto. Sorridono solo i grillini snobbati che riescono a raccogliere 13 voti in più dei loro (127) su Modugno. Sul candidato Pd Barbera i cinquestelle fanno una croce, meno negativi su Ceccanti che ora sta in panchina. Bersani e i suoi la buttano sul metodo: bisognava avanzare una rosa di nomi per non incappare nel no grillino.