"SEPARARSI è un sì dolce dolore, che dirò buona notte finché non sarà mattina".
Forse Shakespeare l’avrebbe cantata così questa Notte Rosa che ha scaraventato, stordito e incantato quasi due milioni di gente allegra da Comacchio a Cattolica, passando per Milano Marittima, Cesenatico, Bellaria, Riccione, Cattolica e ovviamente Rimini, culla dell’evento e patria stagionale di sogni nazional-popolari. Notte Rosa come i conti che febbrili uffici stampa hanno redatto a poche ore dal termine, coi netturbini ancora di corsa a spazzar via tremila tonnellate fra lattine, cartacce e bottiglie. Si fa presto a dire pienone, difficile è riuscirci con questa crisi che arriva alle ossa, portare in riva all’Adriatico più di 200mila stranieri e persino un nababbo arabo piombato al Grand Hotel di Rimini perché l’evento aveva attraversato anche le sue sabbie. Se digiti «Notte rosa Rimini», Google ti rimbalza quasi 600mila pagine. Un evento che è tanto di carne e ossa quanto mediatico, capace di divenire turismo anzichè esserne un semplice complice.
E’ il miracolo di San Gennaro della Riviera Romagnola che una volta all’anno invece del sangue scioglie i mal di pancia all’ombra dei campanili.

E QUI, solo qui, il ritornello stanco della politica sul «fare sistema» diventa la maglia (rosa) di una squadra sterminata di albergatori, ristoratori, bagnini, baristi, camerieri, artigiani, artisti, massaie, mamme, nonni e nipoti.
Una volta all’anno bisognerebbe inventarsi il toponimo mai pronunciato per identificare questi 150 chilometri di Emilia-Romagna. Costa Azzurra, l’hanno già brevettato, Costa Smeralda pure... La buttiamo lì: Costa Rosa, succeda quel che succeda.
E’ l’Italia del fare, della bandierina da un euro che alla fine alza sul pennone del mondo un incredibile vessillo di orgoglio e professionalità. Perché un miracolo del genere non s’inventa: dove se non qui ognuno trova un piatto pieno, una birra fresca, un sorriso senza neppure fare le coda? C’è una macchina dietro, rodata da mezzo secolo di accoglienza e cambiali che non teme confronti nel mondo.
Notte Rosa, bella e intoccabile? Guai a pensarlo, il rischio è scivolare dal «si può fare» al «si deve fare». Si potrebbe partire da lontano, per esempio da quelle strade che venerdì sera hanno intrappolato migliaia di automobili. Ma ci sono anche prospettive più prossime. Come raccontano i mille turisti che in fuga dalla pazza folla per una sera, tutti in bici, hanno seguito Patrizio Roversi alla scoperta della Rimini felliniana e malatestiana. O i duemila che hanno aspettato l’alba per veder sorgere il sole sulle note di Raphael Gualazzi.
La sfida sarà proprio questa: esaltare la nostra identità, far risorgere Fellini da un polveroso museo, far scoprire che l’enogastronomia di questa terra fa impallidire la Francia intera. E magari, mai mettere limiti alla provvidenza, trasformare un sogno d’estate nella festa dell’Adriatico.
Questa riviera più che con un tratto geografico andrà disegnata con mille segmenti, dal più popolare (guai a chi lo tocca) al più selettivo. In ogni caso, onore a tutti i protagonisti di questo altrimenti inspiegabile evento. Oggi, chi batte la cronaca nera non ha raccattato neanche un ceffone fra sbronzi. E se questo, non è un miracolo...