LA NOTIZIA dei due nuovi indagati nell’inchiesta bis sulla strage della stazione stupisce meno dei tempi e del contestato iter con cui si è arrivati a questo primo passo che porterà chissà dove. Perché la pista palestinese non è stata esplorata prima? La indicò con forza sfidando critiche e insulti Francesco Cossiga, l’ha sempre sostenuta il deputato bolognese, ex An (ora fedelissimo di Fini in Fli), Enzo Raisi. Il procuratore Roberto Alfonso e il pm Enrico Cieri non hanno puntato il dito contro Thomas Kram e Cristha Frohlic dopo aver preso un colpo di sole. Hanno dato semaforo verde solo dopo aver esaminato bauli interi di documenti della Stasi, la polizia segreta della Germania dell’Est, e altro materiale arrivato dalla Francia, dopo aver confrontato perizie sugli esplosivi e riletto rogatorie. Un lavoraccio, meditato, studiato, valutato a fondo. Non c’è nella loro decisione il banale automatismo di un atto dovuto. Non si poteva fare prima tutto ciò? Il tempo sbiadisce prove e indizi e può facilmente falsare le piste, in un modo o nell’altro. Intendiamoci: la verità giudiziaria non si discute. I condannati sono Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, interpreti dello «spontaneismo armato» di estrema destra degli anni Settanta, e Luigi Ciavardini, ritenuto loro complice. Ma l’ indagine su un orrore come la strage di Bologna deve (e doveva) imporre la valutazione di tutte le possibili piste. Quella palestinese, che potrebbe finire in niente, viene presa in considerazione seriamente solo ora.

MEGLIO TARDI che mai. In questa maledetta storia di depistaggi, misteri, bombe e scontri politici senza fine, non si doveva perdere tempo. E ora, la pista palestinese merita di essere percorsa, dice anche il giudice Rosario Priore (indagò su Ustica), uno che di misteri se ne intende. A sinistra però non hanno mai gradito l’ipotesi di scandagliare il terreno del terrorismo filo palestinese. E in generale questa ipotesi è sempre stata ritenuta politicamente scorretta. La «strage fascista» non deve essere incrinata dal minimo dubbio. E’ cambiato il vento ora? Coincidenze. A Bologna da quando è arrivato il procuratore Alfonso sembra che casualmente cadano certe barriere. L’indagine che ha costretto alle dimissioni il sindaco Flavio Delbono prima era stata archiviata. Ora l’inchiesta bis sulla strage, cominciata nel 2005, epoca pre Alfonso, registra la svolta. Non sappiamo come andrà a finire, ma annusando l’aria c’è la sensazione che ci sia una atmosfera politicamente più serena. Il resto lo faccia la magistratura nella sua completa autonomia.
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