CI CHIEDIAMO se è veramente un’Italia così distratta e qualsiasi quella che deve sopportare l’impiego di 2mila fra poliziotti e carabinieri schierati in Val di Susa per evitare un nuovo show di violenza dopo quello disastroso di Roma. I No Tav pacifisti dicono che cercheranno di tenere fuori
le tribù dei black bloc, ma tira ugualmente una brutta aria.

Siamo oramai circondati da un magma vulcanico formato da anarco insurrezionalisti di varia estrazione, un magma vulcanico che da una parte scende continuamente in strada per aggressioni e violenze e dall’altra, come accade a Bologna in questo fine settimana, predica e istruisce alla violenza. La pratica e la teoria, dove la seconda prepara il terreno alla prima. L’area anarchica ha organizzato sulle colline bolognesi un raduno intitolato sintomaticamente «Sentieri di guerra, giornate sulla liberazione totale». La chiarezza non manca a certi ragazzi.
Il manifesto diffuso via internet e in altri modi nei giorni scorsi fa capire quale sia la filosofia che regge questi gruppi che tentano di farsi passare per allegri boy scout dell’area antagonista e invece sono tutt’altro. «...Resta passare finalmente da improbabile non- complice a nemico di questo sistema di sfruttamento e prevaricazione, coltivando pratiche quotidiane di attacco e insubordinazione...».

E’ un reato dire e diffondere frasi di questo genere? Probabile. In ogni caso è indecente che accada. Resta il fatto che un Paese civile non può permettersi di avere gente che semina liberamente una filosofia di violenza con parole come queste. Anche la stagione delle Brigate rosse cominciò con una forza verbale di questa portata nelle piazze e nelle fabbriche. E’ finita come sappiamo, con gli anni di piombo e una strage di morti e feriti.

I BOLOGNESI che hanno diffuso il proclama di cui sopra, che è in pratica una dichiarazione di guerra stabile, non sono peggiori degli altri. Ci sono nuclei a Milano, Roma, Firenze, Napoli che parlano allo stesso modo e suonano senza sosta i tamburi di guerriglia. Dopo la battaglia di San Giovanni il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha tradotto in dichiarazioni ufficiali ciò che molti cittadini pensano: bisogna agire con più forza e determinazione a monte, prima che si arrivi agli assalti di Roma della Val di Susa.

C è qualcosa che non quadra se per una parola in più si finisce in Tribunale imputati di diffamazione, se per calunnia ti spediscono anche in carcere, mentre i guerriglieri in servizio permanente effettivo possono diffondere parole così forti. Dove finiremo se andiamo avanti così? Questa è la filosofia di vita dei tanti Er Pelliccia (il giovane che tira l’estintore nella foto simbolo degli scontri romani) che popolano le nostre città. Prima o poi con un tasso di violenza che si alza così velocemente ci scapperà il morto, o forse più d’uno. E potrebbe essere un punto di non ritorno verso una spirale pericolosissima. Fermiamoci, anzi fermiamoli, prima di arrivare in piazza e chissà dove ancora.