Monte Urano (Fermo), 5 aprile 2012 – UNO degli aspetti più forti della rapina di Monte Urano è lo scroscio di applausi che ha accolto l’orefice Francesco Cifola, quando col volto tirato, in barella, è uscito dal suo negozio. a terra c’era il corpo immobile della donna-bandito che egli aveva appena ucciso.

«Hai fatto bene», gridavano i presenti». Quell’applauso liberatorio della gente accorsa dinanzi alla gioielleria la dice lunga sull’emotività che si respira in Italia dinanzi a casi come questo. Quel battito di mani vuol dire «stiamo dalla parte della gente perbene». Nei mesi scorsi anche a Torino e Milano un commerciante ha ucciso per difendersi. Non dovrebbe succedere. Ma accade perché il tasso di criminalità è alto e la paura pure. E dinanzi alla paura degli assalti nei negozi e delle rapine brutali nelle ville, come è accaduto a Pordenone tre giorni fa dove due coniugi sono stati massacrati di botte, è da mettere in conto una reazione di legittima difesa come a Monte Urano. In Campania gli assalti nelle case, soprattutto da parte di albanesi e romeni, sono diventati un problema sociale dinanzi al quale il comandante dei carabinieri, generale Adinolfi, ha adottato un piano straordinario. Anche questa è Italia.

PROBABILMENTE il gioielliere di Fermo verrà indagato di omicidio come «atto dovuto». Ma cosa poteva fare un uomo terrorizzato, percosso e minacciato di morte che ha temuto di veder morire il padre? Ha dovuto decidere in un lampo di secondo. Ha ammazzato una donna, e non doveva accadere, ma ha evitato forse che i banditi stroncassero la sua vita o quella del genitore. La riforma della legge sulla legittima difesa del 2006 prevede l’uso delle armi per tutelare «la propria o l’altrui incolumità» o i «beni quando vi è pericolo di aggressione». Su questo passaggio decideranno i magistrati, ovvio. Potranno indagare l’orefice per omicidio volontario o per eccesso colposo di legittima difesa. La legge, come sempre, non è una formula scientifica e deve essere interpretata in un contesto preciso. Il garantismo vale per tutti, ma qui deve valere soprattutto per il mite orefice Cifola, che in una mattina qualsiasi la sorte ha trasformato in una persona costretta farsi giustizia da sola. Il nostro sito web è stato invaso da messaggi che approvano la reazione difensiva. Non c’è mai da gioire se qualcuno, anche un bandito, muore ammazzato. Ma noi stiamo con l’orefice Cifola.

di Beppe Boni