NOTIZIE sparse dal fronte del terremoto. Gli sfollati sono saliti a settemila. Man mano che passa il tempo la situazione si aggrava. A Finale Emilia, sotto i nostri occhi, un cittadino ha chiesto di controllare la sua casa che dopo la prima terribile scossa delle 4,03 di domenica gli era parsa intatta. Gli abitanti di via dei Frutteti, una strada intera di San Carlo, una frazione di Sant’Agostino, sono stati evacuati con un pullman della Croce Rossa Italiana. A San Felice sul Panaro c’è una lista d’attesa di oltre cento nomi per un posto nelle tendopoli o nelle strutture del Comune. Nel campo del mercato erano stipate ieri 374 persone in 250 posti. La Protezione civile regionale ha deciso di aprire quattro nuovi accampamenti da 250 posti, due a San Felice e due a Mirandola. Se li sono accollati il Piemonte e la Val D’Aosta, a Mirandola, la Liguria e le Misericordie di tutto il Paese, a San Felice.

 In paese serpeggia un preoccupante malumore per l’alta concentrazione di extracomunitari nel campo centrale del mercato. Alcuni residenti hanno preferito piantare un pugno di tende da campeggio fra un parcheggio e il cimitero. Milleduecento volontari, 700 emiliano-romagnoli e 500 di altre regioni, tentano di alleviare l’emergenza che non accenna ancora ad assestarsi. A Canaletto di Massa finalese, in Provincia di Modena, getti di acqua ritenuta geotermica hanno ucciso migliaia di pesci nel cavo ‘Diversivo’. I satelliti hanno misurato un innalzamento del suolo di 15 centimetri. È l’ennesima stranezza del sisma uscito ormai dal cono di luce dei mass media, anche se lo sciame delle scosse non accenna a placarsi. Alle 15,14 i sismografi hanno toccato i quattro gradi della scala Richter.

L’interesse dei mezzi di comunicazione di massa si affievolisce proprio nel momento nel quale sarebbe invece necessario richiamare l’attenzione su un terremoto che continua ad agitare una coda minacciosa e ostinata. È il momento, semmai, di stringere i denti e di unirsi tutti in uno sforzo solidale per non condannare intere comunità al declino. Gli emiliani si sono rimboccati subito le maniche. La rassegnazione non ha mai fatto parte della filosofia del luogo. Meritano che anche il resto del Paese non li dimentichi.

Lorenzo Bianchi