Emilia Romagna zona arancione: Rt 0,78. Maglia gialla rimandata

Confermato il colore nella cabina di regia. A Bologna, l’indice Rt è al di sotto della media regionale, Pandolfi (Ausl): "Serve ancora prudenza"

Il cuore della città durante la zona rossa. Ora le attività sperano nel giallo

Il cuore della città durante la zona rossa. Ora le attività sperano nel giallo

Bologna, 16 aprile 2021 - Bologna sogna la zona gialla, ma per il momento resta arancione come tutta l'Emilia Romagna. L'andamento pandemico volge verso numeri più confortanti, gli indicatori e i parametri adottati a livello nazionale evidenziano una situazione che tende al miglioramento: l’indice Rt in città è infatti arrivato a 0.70 – al di sotto di quello regionale, a 0.78 secondo l'ultimo monitoraggio settimanale (allo 0,81 della settimana scorsa) – e l’incidenza dei casi ogni 100mila abitanti è di 152, quindi molto inferiore rispetto alla soglia limite di 250.

I contagi 

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I posti letto occupati da pazienti Covid in Terapia intensiva sotto le Torri secondo l’ultimo bollettino della Regione sono 78 (-2 dall’ultimo monitoraggio); 312 in tutta l’Emilia-Romagna (il 41% della capienza massima, come si legge sul portale di monitoraggio del governo), che conta anche 2.464 pazienti negli altri reparti Covid (38% della capienza). Nel dettaglio dei numeri cittadini, sono 799 (a ottobre scorso erano 800, più di mille un paio di settimane fa) i ricoverati Covid su 1099 posti letto disponibili; posti che sono già stati in parte riconvertiti, visto che erano circa 1.400.

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"Il tasso di incidenza negli ultimi giorni è calato in modo significativo, passando da un dato ampiamente sopra il limite di 250 a 152,7 per quanto riguarda la settimana di rilevazione che si è conclusa l’11 aprile – sottolinea Paolo Pandolfi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl –: si può dire che stiamo ritornando ai livelli di fine ottobre. Ma anche se l’indicatore sembra basso, bisogna ricordare come sia tre volte superiore alla soglia di 50, considerata per così dire sicura e accettabile".

Le speranze per un allentamento delle misure, con il verdetto che è emerso dalla cabina di regia e che ha decretato il colore arancione, erano in ogni caso a zero. Il decreto infatti parlava chiaro: nessun abbandono del colore arancione comunque fino al 30 aprile. E il discorso vale anche per quelle regioni che presentano dati compatibili con gli scenari migliori da almeno due settimane. "Il virus circola ancora con forza, quindi al di là di qualsiasi tipo di colorazione c’è da stare parecchio attenti per contenerlo il più possibile – prosegue con decisione Pandolfi, che ricorda di non abbassare assolutamente la guardia –. Questo è il momento in cui il dipartimento di Sanità pubblica lavora con massima attenzione e metodo chirurgico, per andare a cogliere quelle situazioni di focolai pericolosi, che poi danno benzina al contagio, e spegnerli immediatamente".

"Se i numeri stanno tornando a essere buoni, la priorità adesso è gestire i contagi che emergono e farlo in fretta – conclude il rappresentante dell’Ausl –. Dobbiamo farci forza su questi dati più confortanti e andare a scovare quei casi che emergono in situazioni spesso ‘borderline’, con gli interventi di Sanità pubblica che conosciamo bene: dalle diagnosi precisi al tracciamento".

La sensazione dunque è che a livello nazionale si vada verso un progressivo allentamento delle restrizioni: "una ‘road map’ di allentamento graduale" come l’ha definita il ministro Speranza, che porterà verso la riapertura di bar, ristoranti, piscine, palestre e altre attività a partire dal 26 aprile.

Questo nonostante le associazioni delle categorie più colpite dalla pandemia continuino ad alzare la voce e a ribadire il monito che sentiamo ormai da mesi: "Per le imprese non c’è più tempo".

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