Omicron 5, sintomi e durata della positività

L’immunologo di Unimore, Andrea Cossarizza: "Difficile dire se e quando ci sarà un picco estivo". Sulle mascherine: "Chirurgiche e Ffp2 sono utili in ambienti ristretti e tra la folla, non all’aperto"

Modena, 27 giugno 2022 - Omicron 5 avanza e i contagi Covid aumentano. Ci sarà un picco estivo? "I contagi stanno aumentando in modo significativo, e non solo in Italia. Ma è difficile dire se e quando ci sarà un picco estivo. Va però detto che l’allentamento delle misure di protezione, da un lato ben comprensibile data la stanchezza di tutti noi dopo due anni e mezzo di sofferenze, dall’altro forse un po’ troppo ampio, non aiuta a contenere la diffusione del virus". Andrea Cossarizza, immunologo di Unimore, non ha dubbi: "Le mascherine hanno ancora la loro importanza in ambienti chiusi, ristretti e con un assembramento, ma non certamente all’aperto o in spazi ampi".

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Omicron 5: i sintomi spiegati da Andrea Cossarizza
Omicron 5: i sintomi spiegati da Andrea Cossarizza

Omicron 5 ha sintomi diversi? Quali?

"Nelle persone che si sono protette con i vaccini, i sintomi in gran parte sovrapponibili a quelli di un raffreddore con starnuti e rinorrea, possibile faringite o laringite, cefalea, accompagnata da affaticamento. Possono associarsi dolori muscolari, riduzione dell’appetito, tosse insistente, sintomi gastrointestinali con nausea e diarrea. Si può avere febbre o febbriciattola, ma spesso questo sintomo non compare, e sono meno comuni, ma comunque possibili, perdita di olfatto e gusto. Chi non si è vaccinato affronta gli stessi rischi dell’infezione con le altre varianti, incluse possibili e pericolosissime polmoniti che richiedono il trattamento ospedaliero. E i casi gravi che si vedono oggi riguardano in stragrande maggioranza le persone non vaccinate".

Quanto dura la positività?

"Non mi sembra che differisca molto da quanto abbiamo già visto con le altre varianti, fermo restando il fatto che le persone vaccinate producono meno virus e di conseguenza diventano negative più in fretta. Ma ovviamente ogni persona fa storia a sé".

Chi ha fatto la terza dose a dicembre o a gennaio è ancora coperto?

"Abbiamo visto chiaramente che la copertura è ancora buona, e soprattutto che la vaccinazione protegge piuttosto bene dalla malattia grave, anche se protegge meno dal contrarre l’infezione. Va rimarcato che una cosa è infettarsi e avere sintomi che riguardano sostanzialmente le alte vie respiratorie, un’altra è contrarre una polmonite. Resta il fatto che le persone molto anziane o fragili, ovvero con patologia concomitanti o in terapia per neoplasie o malattie autoimmuni, sono comunque meno protette perché il loro sistema immunitario è meno efficiente, e vanno perciò tutelate. Ricordo che a queste persone la quarta dose è fortemente consigliata".

Dopo quanti mesi si abbassa la copertura vaccinale?

"Come ben sappiamo, il livello di anticorpi nel sangue cala dopo qualche mese, diciamo 3-4, ma le cellule T rimangono attive, e questo protegge dalla malattia severa". 

I nuovi vaccini annunciati per autunno saranno davvero efficaci per le nuove varianti?

"I primi dati sui vaccini bivalenti a RNA (che uniscono nella stessa somministrazione il vecchio vaccino a un vaccino disegnato su Omicron) ci fanno vedere che c’è un forte aumento della produzione di anticorpi contro entrambe le varianti, ovvero sia contro il vecchio ceppo di Wuhan, sia per il nuovo Omicron. Quanto possano effettivamente proteggere però dovremo scoprirlo sul campo, anche se possiamo ragionevolmente pensare che siano in grado di farlo piuttosto bene. Ma la mia sfera di cristallo è ancora non funzionante, e più di questo non mi sento di predire".

E se ne dovessero uscire di nuove come facciamo?

"Correre dietro alle varianti non è semplice. Abbiamo però visto che i vaccini inducono una risposta immunitaria contro diverse regioni della proteina spike, anche quelle che variano meno, e quindi mantengono una certa efficacia. Va detto che non ci sono solo gli anticorpi, e che ci sono complessi meccanismi immunologici per cui – facendo una ipersemplificazione - le cellule T dirette contro il vecchio virus aiutano le cellule che combattono quello nuovo. Attendo con grandissimo interesse i primi dati su vaccini combinati diretti anche contro altre parti del SARS-CoV-2 diversi dalla spike, che possono attivare in modo più mirato i linfociti T".

Si intravede già un aumento dei ricoveri covid, andiamo incontro a una nuova organizzazione degli ospedali con conseguenti ritardi per le cure delle altre patologie?

"Dal momento che la stragrande maggioranza delle persone si è vaccinata, la sintomatologia è meno marcata e di conseguenza i ricoveri in ospedale sono infinitamente inferiori a quanto accadeva poco più di un anno fa. Questo dovrebbe metterci al riparo dai problemi enormi, anche se ben comprensibili, che ci sono stati all’inizio della pandemia. Ma ricordo che il virus non è assolutamente più buono e non diventa più debole con il caldo, ma siamo noi molto più forti, e questo grazie ai vaccini". 

Quanto alle mascherine, sarebbe bene tornare alla obbligatorietà al chiuso?

"Se lo spazio al chiuso è limitato e con poca circolazione di aria, come in treno, autobus, aereo, o in stanze molto affollate, credo che sarebbe opportuno mantenere la mascherina, soprattutto in questo momento, vista l’alta infettività di Omicron BA5. Naturalmente questo non vale per situazioni all’aria aperta, oppure con un adeguato distanziamento".

Le regole attuali sulla quarantena sono adeguate?

"Ho sentito che qualcuno la vorrebbe togliere anche a chi ha ancora il tampone positivo. Spero che questo non accada. Da molti secoli sappiamo che il miglior modo per contenere una epidemia è tenere isolati gli individui infetti, soprattutto se l’infezione si trasmette tramite le vie respiratorie. Anche se una persona vaccinata produce meno particelle virali, rimane positivo meno a lungo e trasmette male l’infezione, credo che in un momento di recrudescenza della pandemia mantenere un atteggiamento prudente sarebbe molto opportuno".

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