Scuola, sì al pranzo da casa ma solo se sano

La Regione Emilia-Romagna detta le linee guida in alternativa alle mense scolastiche

Pappa a scuola (Castellani)

Pappa a scuola (Castellani)

Bologna, 28 settembre 2016. Se proprio i genitori vogliono dare ai figli il pasto da casa da consumare a scuola, che sia almeno cibo di qualità. In attesa di far sedere intorno a un tavolo Comuni, Ausl, istituiti scolastici e famiglie, la Regione Emilia-Romagna interviene nella polemica sul panino in classe e manda una chiara raccomandazione ai genitori. Ieri nell’assemblea legislativa è stato il sottosegretario Andrea Rossi a rispondere all’interrogazione di Andrea Bertani (M5s), citando le linee guida di viale Aldo Moro sull’alimentazione nelle scuole. Indicazioni, manda a dire Rossi, che «costituiscono uno strumento concreto per la promozione di sane scelte alimentari in tutto l’ambiente scolastico e sono utili anche a orientare la scelta dei cibi portati da casa.

 

Questo può avvenire integrando con ulteriori suggerimenti rivolti ai genitori nella scelta del pasto da consumare a scuola da fornire ai bambini». In sostanza, la Regione chiede ai genitori di non dare ai propri figli il cosiddetto ‘junk food’, vale a dire il ‘cibo spazzatura’ di estrazione americana per niente sano per la salute dei bambini. «Il pasto consumato a scuola, per la sua valenza educativa – sottolinea Rossi – può costituire lo strumento con cui far conoscere agli alunni gli alimenti e la loro funzione e, se inserito in un progetto complessivo, che coinvolga anche genitori e insegnanti, può portare i ragazzi a modificare abitudini alimentari errate». In questo senso, raccomanda la Regione, «i genitori possono avere un ruolo attivo e fondamentale per mantenere una coerenza tra scuola e famiglia nei messaggi educativi e nelle esperienze proposte». Un’idea condivisa anche dal movimento Cinque Stelle. I Grillini invitano però la Regione a essere «più veloce» nel «promuovere un tavolo tra tutti i soggetti interessati». Ad oggi però viale Aldo Moro ha solo contatti in corso con l’Ufficio scolastico regionale. «Siamo procedendo – dicono dalla Regione – ad una prima disamina del tema e per avviare in confronto strutturato per definire modalità organizzative e gestionali su come consumare a scuola il pasto portato da casa».