La guerra dei dehors spacca le città Rovigo smonta tutto, tregua a Bologna

«I vigili ci dicono di togliere i tavolini all’aperto entro il 31 ottobre» (GUARDA IL VIDEO)

Un dehor

Un dehor

Rovigo, 28 ottobre 2014 - Già il nome non aiuta. Dehors, alla francese, per dire semplicemente fuori. O plateatico, parola più impegnativa, ricorda il tributo di origine feudale per l’uso del suolo pubblico. Tavolini all’aperto, con o senza tetto: a bar e ristoranti nei centri storici delle nostre città hanno portato guai (e lunghissime discussioni) da una parte all’altra d’Italia. Su forme, metri e tovaglie si confrontano – anzi si scontrano – due mondi. Quello degli imprenditori e quello delle soprintendenze. In mezzo, le amministrazioni comunali. Spesso schiacciate. Perché l’ultima parola è sempre dei Beni culturali.

Succede a Rovigo, commissariata da quest’estate. Corso del Popolo. Il bar più affollato è quello che ha più problemi. Si chiama Dersut, è una catena con 140 caffetterie sparse per l’Italia. «Stamane ho chiamato i vigili urbani – spiega il titolare, Paolo Lorenzi –. Il 31 scade la proroga. Mi hanno detto che dobbiamo togliere tutto». Vuol dire 90 posti a sedere, fuori. «Dovrò licenziare 2-3 persone – si arrabbia –. In Comune dicevano: è tutto bloccato a Verona, alla Soprintendenza». Poi Gianna Gaudini ha dichiarato al Carlino: «Io quel progetto non l’ho mai visto. Ho incontrato l’ex sindaco due anni fa. Aspetto».

Ora concilia: «Ho detto al commissario di raccogliere la documentazione sui dehors abusivi. Darà una proroga. Quando riceverò le richieste risponderò in tempi brevissimi. Se sono qualche decina, in un mese. Chiaro che se gli interventi contrastano con i valori culturali non potremo dare l’autorizzazione. Vedremo di trovare un compromesso. Di lasciar finire la stagione, certo. C’è voglia di trovare una soluzione». Però Lorenzi sta a quel che gli dicono in Comune. Osserva: «Qui le comunicazioni sono tutte verbali. Questo è il rapporto tra cittadini ed ente pubblico. Le associazioni di categoria non ci tutelano. C’è un’incertezza totale che ci impedisce di programmare gli investimenti. Pensare che ci prepariamo a fare altre assunzioni e ad aprire un altro bar. Senza dehors, però!».

A Bologna cominciano a respirare ora dopo anni di battaglie durissime. L’assessore Matteo Lepore – renzianissimo, uomo forte della giunta – ha ereditato la ‘pesca’ ed è arrivato alla quadra. «Un anno e mezzo di lavoro e un nuovo regolamento – spiega –. Non più concessioni temporanee ma quinquennali, se si vuole. In cambio, il commerciante s’impegna a rispettare un manuale d’uso. Metrature, materiali, colori... Con tre modelli diversi, a seconda che siano solo tavolini e sedie, pedane o dehors coperti. Se tutti stanno ai desiderata concordati con la Soprintendenza non dovrebbero esserci problemi...». E se cambia il soprintendente? Indugia per qualche secondo: «Ci aspettiamo rispetti gli accordi. Enti da eliminare? Sicuramente da riformare».