Sabato 20 Aprile 2024

Discarica 'dei veleni' di Bussi, tutti assolti i 19 imputati

La decisione della Corte d'Assise di Chieti: il reato di disastro ambientale derubricato in disastro colposo e quindi prescritto

Il sequestro della discarica di Bussi (Ansa)

Il sequestro della discarica di Bussi (Ansa)

Chieti 19 dicembre 2014 - Sono stati tutti assolti i 19 imputati per le cosiddette discariche dei veleni della Montedison scoperte a Bussi sul Tirino (Pescara) del 2007. Lo ha deciso la Corte d'Assise di Chieti, presieduta dal giudice Camillo Romandini (giudice a latere Paolo Di Geronimo), che ha derubricato il reato di disastro ambientale in disastro colposo e quindi il non doversi procedere per intervenuta prescrizione. Per i 19 imputati, quasi tutti ex amministratori e vertici della Montedison, i pm del tribunale di Pescara Giuseppe Bellelli e Anna Rita Mantini avevano chiesto 18 condanne e un'assoluzione e pene da 4 a 12 anni e otto mesi.

IL DISPOSITIVO - Questo il dispositivo emesso al termine delle cinque ore di Camera di consiglio: "Visti gli articoli 442 e 530 CPP assolve gli imputati dal reato loro ascritto A 'avvelenamento acque' perché il fatto non sussiste. Visti gli articoli 521 e 531 CPP previa derubricazione del reato contestato B (disastro ambientale doloso) in quello di disastro colposo ex art.449 CP dichiara di non doversi procedere nei confronti degli imputati per intervenuta prescrizione». Le motivazioni verranno depositate entro 45 giorni. I pm avevano chiesto condanne che andavano dai 12 anni e 8 mesi ai 4 anni. I 19 imputati erano fra ex dirigenti e tecnici dell'allora Montedison".

"IL DISASTRO ESISTE" - "Il disastro ce l'abbiamo, esiste, e ce lo teniamo", è stata l'amara conclusione di Augusto De Sanctis, referente del Forum Acque Abruzzo, e storico protagonista delle associazioni ambientaliste per il processo sulla megadiscarica di Bussi. "Sull'avvelenamento siamo di fronte a una falda che ha un disastro ma che come avvelenamento non sussiste: non ci sono colpevoli pur di fronte all'acqua avvelenata e a un disastro accertato", ha aggiunto De Sanctis, che, a questo punto chiede la "riapertura dei pozzi Sant'Angelo, quindi a valle della megadiscarica, che furono chiusi nel 2007 dopo le nostre battaglie, quelli che ancora oggi inquinano, perché evidentemente non sono un reato".

IL SINDACO - "Mi auguro che ora, come per la vicenda dell'amianto, cresca lo sdegno della pubblica opinione", ha dichiarato il sindaco di Bussi sul Tirino, Salvatore La Gatta, il quale si è detto preoccupato anche per il ricorso che pende davanti al Consiglio di Stato a opera della Montedison contro il ministero dell'Ambiente che grazie alla sentenza del Tar aveva obbligato l'azienda a bonificare il sito entro 30 giorni dalla sentenza. "Non vorrei che questa sentenza in Assise possa pesare sul Consiglio di Stato, aspettiamo fiduciosi, sapendo che ora la strada è quella dell' iniziativa civile". L'udienza presso il Consiglio di Stato per il ricorso della Montedison contro il ministero è prevista il prossimo 4 gennaio.

PARTE CIVILE - "Nessuna delusione - ha dichiarato uno dei legali di parte civile, l'avvocato Nino Sciambra -. Le sentenze si accettano per quelle che sono. In tribunale non ci sono partite da vincere, ci sono questioni giuridiche da proporre all'attenzione del giudice". "La prima considerazione - ha commentato - è che la Corte ha riconosciuto il fatto che un disastro è avvenuto ma nella formulazione colposa e questo ha fatto scattare la prescrizione. Questo potrebbe lasciare spazio alla proposizione di un'azione civile da parte del ministero dell'Ambiente. Per quanto riguarda l'assoluzione per avvelenamento - ha concluso - sarei più cauto e aspetterei le motivazioni perché vorremmo capire qual è stato il percorso che ha seguito la Corte che evidentemente non ha riconosciuto l'esistenza di una strategia di impresa".

LA STORIA - La scoperta della discarica più grande d'Europa, cioé 25 ettari di rifiuti tossici, risale al 2007 dopo più di un anno di indagini del Corpo forestale dello Stato, coordinate dall'allora pm Aldo Aceto, avviate a seguito del ritrovamento nel fiume Pescara di considerevoli quantità di clorometanoderivati.