Alluvione in Emilia Romagna, una settimana dopo. "Non ci arrendiamo, ma c’è paura"

Il nostro videoreportage nelle zone della bassa tra Bologna e Ravenna colpite dalla furia dei fiumi. Il racconto

Bologna, 9 maggio 2023 – Quella dell’alluvione tra Emilia e Romagna è un’immagine che non riesce, purtroppo, a sbiadirsi. A una settimana dalle prime piogge che hanno devastato soprattutto le terre della bassa bolognese (come Medicina, Molinella, Sesto Imolese) e del Ravennate (come Faenza, Bagnacavallo, Castel Bolognese), la realtà è ancora troppo vivida e cruda per definire l’alluvione solo un brutto ricordo. L’acqua ha lasciato spazio, in molte zone, al fango. Un fango melmoso che ha imprigionato fotografie, mobili, effetti personali di tutti coloro che hanno visto letteralmente annegare le proprie case sotto un manto d’acqua.

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In senso orario, volontari al lavoro a Faenza per ripulire le strade e le abitazioni dal fango, e mezzi all’opera per portare via mobili, elettrodomestici, vestiti  e ogni altro bene danneggiato dall’acqua che la popolazione sta buttando. Infine, sacchi di sabbia per l’emergenza a Spazzate Sassatelli (videoreportage Marco Santangelo)
In senso orario, volontari al lavoro a Faenza per ripulire le strade e le abitazioni dal fango, e mezzi all’opera per portare via mobili, elettrodomestici, vestiti e ogni altro bene danneggiato dall’acqua che la popolazione sta buttando. Infine, sacchi di sabbia per l’emergenza a Spazzate Sassatelli (videoreportage Marco Santangelo)
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Quanti sono i danni dell'alluvione in Emilia Romagna

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Spazzate Sassatelli

Nella mattinata di ieri questa piccola frazione alle porte di Imola, immersa nella campagna, sembra una diapositiva in bianco e nero dove gli unici punti di colore sono le persone: abitanti e volontari della Protezione Civile, che incessantemente lavorano, braccio a braccio, per la propria terra e le proprie case. Un paese che è stato piegato dall’alluvione, ma non spezzato sebbene incomba la paura per le piogge previste per i prossimi giorni. Come racconta Laura Tarozzi, titolare di una trattoria nel centro di Spazzate: "Abbiamo perso tanto, per non dire tutto. Macchinari, materie prime di ogni genere e sono tanti i lavori da fare". La trattoria sembra quasi ferma nel tempo. Alcuni pezzi sono stati smontati per rimetterli a nuovo, altri sono da buttare. Ma la voglia di riprendere più forti di prima è tanta: "Noi non ci diamo per vinti e ci siamo messi subito all’opera per liberare gli spazi da acqua e fango. Ma abbiamo paura – va avanti –: paura delle piogge che verranno nei prossimi giorni, paura che la situazione precipiti di nuovo".

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Faenza

Il quadrivio di strade che parte da piazza Francesco Lanzoni solo pochi giorni fa veniva solcato esclusivamente dai mezzi anfibi dei vigili del fuoco. Tutte le cantine e anche i primi piani delle case di questo quartiere residenziale erano stati inghiottiti dall’acqua del fiume Lamone. Acque di cui ieri non c’era più traccia, se non segni sui muri. Al suo posto cumuli di fango e detriti. Tutti hanno gli stivali di gomma, nessuno si ferma mai, quasi neanche per mangiare. I residenti di questa zona, insieme ai tanti volontari arrivati in aiuto, sembrano api operaie che, vanga alla mano, vogliono liberare le case dalla melma per provare a tornare alla quotidianità e, anche, per rendicontare i danni arrecati dall’alluvione. Tra i tanti volontari ci sono anche i giovani di Azione Cattolica, come Laura Biancastelli, che è accorsa per dare una mano ai gestori della palestra dove si allena. "Tutti ci siamo mobilitati per aiutare – dice –, ognuno come può. Stiamo pulendo gli spazi della polisportiva e gli attrezzi. La speranza è che i macchinari elettronici funzionino e si possano utilizzare ancora. Noi ci crediamo". Nel Faentino non mancano, poi, le polemiche di alcuni residenti che criticano un’allerta tardiva da parte dell’amministrazione sulla gravità delle condizioni del fiume.

Sant’Antonio di Medicina

Fin dal primo giorno la frazione si è rimboccata le maniche, con gli agricoltori che hanno dragato l’acqua da soli. Anche ieri è stato così perché in alcuni punti l’acqua è alta ancora un metro. "Vivo qui da una vita e di acqua ne abbiamo visto. Anche altre volte c’è stato qualche allagamento, ma una cosa così mai. Quel che è certo è che questa è casa mia e io non ho mai avuto paura finché sono rimasta qui – racconta l’anziana Isora Menarini mentre si affaccia da un piano terra di una casa che, ieri mattina, sembrava un trabucco –. Le piogge che verranno nei prossimi giorni mi allarmano perché c’è ancora tanta acqua stagnante. Ma abbiamo i sacchi di sabbia e speriamo reggano".