Anita, una fanese in prima linea contro l'Aids

La vice presidente de L'Africa Chiama è in Kenya ad aiutare i malati della baraccopoli di Soweto. In 8 anni la onlus fanese ha ridotto del 95% la trasmissione del virus dell'Hiv.

Anita Manti nella baraccopoli di Soweto, Kenya

Anita Manti nella baraccopoli di Soweto, Kenya

Fano (Pesaro e Urbino) 4 agosto 2015 - Anita Manti, vicepresidente dell'Africa Chiama, è arrivata sabato nella baraccopoli di Soweto, alla periferia di Nairobi dove la onlus fanese opera con vari interventi umanitari da più di 8 anni.

“Percorrendo le strade della baraccopoli - racconta Anita -, incontro ogni giorno i mille volti dell’AIDS: bambini orfani di genitori, giovani donne malate, uomini in fin di vita. Qui, nei sotterranei della storia, è in corso un lento e inesorabile genocidio, una guerra silenziosa che si lascia alle spalle milioni di bambini orfani. Dobbiamo fare qualcosa e dobbiamo farlo adesso.”

Fermare l’Aids sul nascere è possibile e L’Africa Chiama lo fa da 8 anni in Kenya, riuscendo a ridurre fino al 95 per cento la trasmissione del virus HIV dalla future mamme sieropositive ai loro bambini tramite il trattamento antiretrovirale ed il sostegno nutrizionale.  Così la mamma non muore e il bimbo non resta orfano e nasce sano. In questi anni sono stati seguite e curate da L’Africa Chiama oltre 1.200 mamme sieropositive. Sono però ancora tante le mamme che hanno bisogno de L’Africa Chiama: è possibile provvedere alle cure mensili per una mamma e il suo bambino con la donazione di soli 12 euro.

“I nostri operatori – dichiara il Presidente Italo Nannini - ogni giorno sono a contatto con tante mamme che hanno avuto la fortuna di essere ammesse nel progetto Mamma- Bambino e che ora, guarite, sono felici e contente. Per ampliare questo intervento umanitario sollecitiamo l’aiuto concreto di privati, aziende ed enti pubblici. Contiamo che, nonostante il periodo estivo, per molti la solidarietà non vada in vacanza”.

Chiunque desidera partecipare ed inviare il suo contributo può visitare il sito www.lafricachiama.org