Ecco l'anarchico Orciani, il fanese arrestato con Sacco e Vanzetti

E' una storia non narrata dalla storia, tramandata oralmente in famiglia per generazioni e ora portata alla ribalta della cronaca dalla certosina ricerca archivistica di Dante Piermattei che l'ha raccontata in un libro.

Una foto d'epoca

Una foto d'epoca

Fano (Pesaro e Urbino) 29 agosto 2015 - Avrebbe potuto diventare tristemente famoso come i suoi amici Sacco e Vanzetti. Invece il destino dell’anarchico Riccardo Orciani gli ha permesso di tornare a Fano, da cui era emigrato 12 anni prima. Cercava fortuna in America e l’ha trovata: una moglie, una famiglia, la salvezza e un futuro. Quella dell’anarchico Orciani è una storia non narrata dalla storia, tramandata oralmente in famiglia per generazioni, portata ora alla ribalta dalla certosina ricerca archivistica di Dante Piermattei che ne è venuto a conoscenza per caso e l’ha raccontata in un libro: "L’uomo del sidecar. Memoria per Riccardo Orciani, un fanese con Sacco e Vanzetti tra emigrazione e anarchia", presentato ieri alla MeMo.

«Sono pochi a sapere che c’era anche un marchigiano di Fano con Sacco e Vanzetti quando furono arrestati – racconta Piermattei –. Non lo sapevo neppure io. L’ho scoperto nel 2013 quando ho curato una mostra fotografica di vecchie immagini di Fanesi per conto della Fondazione CaRiFano (si intitolava "Fanesi in mostra", ndr). Tra le immagini che avevo selezionato c’era quella di un carrettiere sulla spiaggia di Sassonia. Per la didascalia riportai la scritta trovata sul retro: "Il carrettiere Orciani". Poi una sera, mentre gli ero davanti a commentare con altre persone, mi si avvicinò uno sconosciuto e disse: ‘Quello è mio nonno Riccardo, era in America con Sacco Vanzetti ed è stato arrestato con loro...’. Restai sorpreso. Una vicenda nota in tutto il mondo, s’affacciava improvvisa. Dovevo approfondire...».

E’ nato così un volume di 153 pagine edito da Grapho5 che racconta la microstoria «dell’uomo del sidecar», una pagina fanese di storia di un capitolo famosissimo. «Sacco, Vanzetti e Orciani erano ferventi anarchici oltre che vicini di casa. Dopo l’arresto e in seguito ad un iniquo processo, i primi due pagarono con la vita il prezzo della loro fede. Orciani se la cavò invece in istruttoria: il procuratore distrettuale fu costretto a proscioglierlo a causa di un elemento inconfutabile che lo scagionava, la testimonianza del proprietario della fonderia dove lavorava, un americano, quindi ritenuto attendibile a differenza delle testimonianze dei connazionali italiani che fornivano ugualmente un alibi agli altri due per i crimini che gli venivano contestati». 

Nonostante la grazia di non finire sulla sedia elettrica, Orciani fu costretto a tornare in Italia (a Fano) dove condusse una grama vita da carrettiere. L’antefatto è storia. Bridgewater, località nei dintorni di Boston, 5 maggio 1920, tarda sera. Arrivano quattro italiani per ritirare un’auto da un garage. Dentro c’è del materiale che deve sparire dopo l’attentato a Wall Street in cui perirono 38 persone. Sono Nicola Sacco, Bartolomeo Vanzetti, giunti sul posto con il tram, Mario Buda (proprietario della vettura) e Riccardo Orciani venuti invece con il sidecar di quest’ultimo. Trovano chiuso e insistono per ritirare l’auto, facendo insospettire il garagista che chiama la polizia. Buda e Orciani ripartono in moto, Sacco e Vanzetti col tram che verrà fermato dalla polizia. Con loro avevano pistole non denunciate, dello stesso tipo con cui poche settimane prima erano stati uccisi due portavalori con le paghe degli operai di un calzaturificio. Buda riesce a fuggire e far perdere le tracce, mentre Orciani viene arrestato a casa sua la mattina seguente.