Processo per caporalato, la Cgil devolve il risarcimento

Mille euro alla Fattoria della Legalità di Isola del Piano

Simona Ricci, Cgil

Simona Ricci, Cgil

Fano (Pesaro e Urbino) 8 aprile 2016 - La Cgil vince la sua causa per la legalità e devolve i mille euro di risarcimento per la causa della Fattoria della Legalità di Isola del Piano. Ad annunciarlo è il segretario provinciale Cgil Simona Ricci (vicina all'associazione Libera) che ripercorre le tappe di una lunga vicenda giudiziaria riguardante i lavori della terza corsia dell'autostrada A14 appaltati all'Ati Pentapoli.

"A oltre 5 anni dal primo esposto in Procura presentato dalla Cgil nel quale si denunciava quello che stava avvenendo (in un silenzio generale) nei cantieri a Fano – spiega la sindacalista -, nei giorni scorsi è stata depositata la sentenza d'appello". In primo grado Pasquale Villano e Vincenzo Sammartino furono condannati entrambi a due anni e 6 mesi. Il pm aveva chiesto, la Corte d'Appello di Ancona ha inflitto tre anni per l'uno e 4 per l'altro.

"Il giudice d'appello, rilevando tutte le aggravanti previste dal codice penale nei comportamenti dei due imputati – sottolinea la Ricci -, ha addirittura comminato una pena detentiva, per entrambi, di 5 anni e 6 mesi, confermando sia le multe che le pene accessorie. Allo stesso modo ha confermato il risarcimento danni pari a 1000 euro alla Cgil di Pesaro che si era costituita in giudizio come parte civile in virtù dei propri principi statutari. La Cgil donerà i mille euro di risarcimento alla Fattoria della Legalità di Isola del Piano".

Una sentenza questa che per la Ricci deve diventare un monito per tutti. "I due caporali agivano, pressoché indisturbati, estorcendo denaro ai lavoratori e minacciandoli, nella prima grande opera pubblica, dopo decenni, realizzata nel nostro territorio. Appalti pubblici, perché di questo parliamo, che finivano nelle mani di delinquenti che 'reclutavano – si legge nella sentenza - persone del luogo bisognose di lavorare, facendo promesse, poi non mantenute, pur di allettarle, e provvedendo agli spostamenti. Iniziata l'attività i malcapitati scoprivano le reali intenzioni, soggiacendo, pur di lavorare, alla riduzione della paga oraria e consentendo ai due effettivi datori di lavoro di incamerare buona parte di quanto liquidato formalmente con la busta paga dalla ditta che compariva fittiziamente, ossia Pentapoli’ ".

La denuncia della Cgil e della Fillea Cgil ha fatto emergere "il 'potere' esistente in capo ai due ‘subappaltatori di fatto’ che facevano stipulare alla dirigenza ‘compiacente’ di Pentapoli dei contratti ‘mensili’ proprio per avere il controllo della situazione".

ti.pe.