Ricamo, una mostra alla riscoperta del 'Punto Fano'

Fino all'8 gennaio a Palazzo Bracci Pagani in mostra i fasti di una tradizione ormai persa

Un merletto antico ricamato a Punto Fano

Un merletto antico ricamato a Punto Fano

Fano (Pesaro), 24 dicembre 2016 - «Sul filo del ‘Punto Fano’ tra arte e memoria» è il titolo della mostra che a Palazzo Bracci Pagani e che propone lavori fatti da mani femminili nel primo Novecento provenienti dall’archivio Bracci insieme a contaminazioni tessili dell’artista Anna Maria Atturo. Presenterà la rassegna Alberto Berardi. La mostra, ingresso libero, sarà aperta tutti i giorni con orario 17,30-19,30 fino all’8 gennaio.

A corredo dell’esposizione è stato pubblicato, con il sostegno della Banca di Credito cooperativo di Fano, un libro dal titolo «Il Punto Fano, una storia al femminile di arte, artigianato e solidarietà» a cura di Anna Maria Atturo, Rosella Bevilacqua e Giovanni Pelosi che ricorda la storia di un tipo particolare di merletto eseguito nel 900 nei laboratori fanesi.

 

Anna Maria Atturo, origini fanesi, anche sa da qualche tempo vive nella campagna intorno a Serrungarina, insieme a Giovanni Pelosi e Rosella Bevilacqua, ha voluto riproporre il recupero dell’arte tessile che a Fano, agli inizi del Novecento, ha vissuto un momento di gloria grazie anche alla creazione del così detto «Punto Fano», con un libro e una mostra che si inaugura oggi a Palazzo Bracci Pagani.

Artista, lei proviene da studi d’arte e d’accademia. Cosa l’ha spinta a organizzare questa esposizione certamente assai particolare?

«Il pensiero che oggi è estremamente difficile propagandare la tecnica della lavorazione tessile in un mondo così frenetico, dove il tempo è prezioso. Con la conseguenza che si perde la manualità di certi lavori, come è stato per il ‘Punto Fano’ e altre tecniche del ricamo. Purtroppo, scomparso il mercato – penso ad esempio al corredo da sposa che non si fa più – scompare anche questa lavorazione artigianale».

Ma, esattamente cos’era il ‘Punto Fano?’

«E’ una particolare tecnica d’ago nata a Fano nei primi anni del Novecento, quando alcune nobildonne fanesi, tra cui la contessa Maria Bracci Valentini di Laviano, si attivano nell’organizzazione dell’imprenditoria femminile, promuovendo in uno slancio solidaristico l’occupazione di decine di giovani donne del popolo, insegnando l’arte del ricamo. La particolarità del ‘Punto Fano’ sta nel fatto che viene costruito su un supporto cartaceo dove è riportato il disegno e poi con l’ago a punto festone o smerlo lo si lavora a barrette o punto tela. Alla fine il pizzo viene staccato dal supporto cartaceo e può essere applicato sui tessuti, oppure vivere da solo. In molti casi nel disegno venivano richiamatiaspetti della nostra città, come la statua della fortuna».

Nato con scopi filantropici, il ricamo divenne anche una fiorente attività commerciale?

«Certamente. Tra esposizioni, fiere, clienti, i prodotti dei laboratori di ricamo fanesi divennero conosciuti in Italia e all’estero. La contessa Maria Bracci aveva il suo laboratorio Ars Fortuna, aperto nel 1915 nel palazzo Bracci, sopra all’attuale pizzeria Bella Napoli».

Oggi cosa rimane?

«Guardi, la sorella di mio nonno era una delle allieve della contessa Bracci. Io sono vissuta in un ambiente famigliare dove mia mamma, Luciana Chiari, e mia zia, mi hanno trasmesso questa passione. Una passione che ho riportato negli anni di docente di laboratorio di tessitura agli istituti d’arte. Attraverso questa riscoperta del ‘Punto Fano’, eccellenza nel campo del ricamo a mano, sono ritornata su questa memoria con la consapevolezza della triste perdita di competenze. Oggi il ‘Punto Fano’ non lo fa più nessuno. Lo ricamo io nelle mie contaminazioni creative nelle quale lo spettatore a malapena riesce a capire se l’opera è dipinta col pennello oppure col filo. Tutto il resto, ormai appartiene alla storia».