Fano, il mistero del Polittico di San Domenico

Sgarbi presenta ventotto dipinti da salvare

Claudio Maggini della Sovrintendenza archeologica di fronte al Polittico

Claudio Maggini della Sovrintendenza archeologica di fronte al Polittico

Fano, 5 ottobre 2017 - La bellezza, l’arte e la solidarietà con le terre del sisma. E’ un polittico dipinto per la chiesa di San Francesco a Monte San Pietrangeli (Fermo) che porta con se un grande interrogativo da svelare, la 'Madonna col bambino, santi e apostoli' giunta da alcuni giorni in città e visibile per cinque settimane alla pinacoteca San Domenico. «Un’opera di Giuliano da Fano?» (al secolo Giuliano Presutti, Presciutti o Persciutti) si domandano gli organizzatori dell’evento che sabato alle 11 sarà inaugurato da Vittorio Sgarbi oltre che dal curatore della mostra, Claudio Maggini della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio delle Marche.

Un evento nell’evento, incorniciato dalle musiche rinascimentali eseguite dal vivo dai maestri Stefano Baldelli e Sauro Nicoletti. Si tratta di ventotto dipinti da restaurare e da mostrare, dopo averli salvati dal terremoto del 24 agosto 2016 che li ha graziati danneggiandoli in minima parte. E in quest’operazione c’è da indagarne la paternità. «Sul dipinto – spiega Maggini – vi sono pareri contrastanti in relazione all’autografia. Al di là delle diverse posizioni, il polittico in sé rappresenta un momento altissimo di storiografia dell’arte marchigiana proponendo contenuti estetici riferibili a due patrimoni di conoscenze completamente opposte e palesemente dichiarati».

Da un lato, troviamo infatti, «figure tradotte in un linguaggio artistico sostanzialmente ritardatario e fortemente arcaico affine allo stile di Vittore Crivelli», dall’altro invece uno stile e una cultura figurativa in un certo senso fanese, «aggiornata e rappresentabile alle novità filtrate dallo stile del Perugino e di Giovanni Santi (padre di Raffaello) dalle istanze innovative che portano la ricerca più avanzate sull’Umanesimo e alle novità emerse dalla corte rinascimentale urbinate». Con tale impostazione, entro una cornice quattrocentesca intagliata realizzata da Giovanni di Stefano da Montelparo, troviamo nel registro inferiore la Madonna in trono col bambino e san Giovannino; sant’Antonio da Padova, san Pietro e san Sebastiano. E, in quello superiore la Pietà, san Lorenzo, san Biagio, san Bernardino, santa Caterina d’Alessandria; nelle cuspidi l’Eterno, con ai lati Dottori della Chiesa: sant’Ambrogio, sant’Agostino, san Gregorio e san Gerolamo.

Nella predella dalla cornice visibilmente danneggiata: Cristo in gloria e 12 apostoli. Una tempera su tavola di 325 centimetri per 280, il polittico fu «commissionato a Vittore Crivelli nell’agosto del 1501 dai Minori Conventuali di Osimo per l’altare maggiore della chiesa di san Francesco – conclude Maggini – il dipinto era da consegnarsi entro un anno ma non venne portato a termine da Vittore perché morì nel 1502». Il Polittico come lo si vede ora è stato assegnato dalla critica ottocentesca a un pittore gravitante attorno all’area del Perugino: Pietro Zampetti ne ha indicato il probabile autore in Giuliano da Fano. Fino al 2010 questa è stata la tesi accolta da tutti gli studiosi finché Guido Ugolini, pur sempre nella lettura stilistica del dipinto con influenze perginesche ma anche santiane, lo ha attribuito a Ottaviano Dolci, pittore e maiolicaro di Casteldurante.