Orciano (Pesaro-Urbino), 22 luglio 2012 - Commosso e addolorato, ma fermo nelle sue parole: così il vescovo di Fano, monsignor Armando Trasarti, nella Messa di questa mattina, celebrata nella chiesa di Santa Maria di Orciano, davanti a un migliaio di fedeli: era la parrocchia di don Giangiacomo Ruggeri, il suo ex portavoce, accusato di abusi su una minorenne e rinchiuso in carcere dal 13 luglio scorso. Ieri il faccia a faccia con il sacerdote, durato poco meno di due ore; oggi l’incontro con la comunità parrocchiale di Orciano, alla quale ha annunciato “che arriverà un nuovo parroco”.

Sin da oggi ci sarà don Marco Presciutti, che si occuperà del passaggio delle consegne (“ma non sarà un economo”) fino all’arrivo di colui che si troverà a guidare la parrocchia in via definitiva al posto di don Ruggeri. Il vicario della Pastorale diocesana sarà affiancato da “quel sant’uomo di don Ennio”, che nonostante il peso degli anni (è ultra ottantenne, ndr.) ha guidato la parrocchia dopo l’arresto di don Ruggeri.

La funzione religiosa è iniziata alle 9 in punto, con la ‘lettera aperta’ che lo stesso vescovo aveva indirizzato a tutti i fedeli della diocesi fanese e nella quale l’alto prelato aveva preso sulle sue spalle “il peso indescrivibile” per una vicenda della quale - ha spiegato il vescovo - “come può accadere nelle famiglie, l’ultimo viene a sapere qualcosa è il padre”.

Poco prima, monsignor Trasarti ha risposto con chiarezza a chi lo aveva criticato per la visita di ieri in carcere a don Ruggeri: “Non mi sono mai vergognato di andare in carcere e spesso vado a Fossombrone”. Anzi, proprio ai detenuti è andato un pensiero affettuoso: “Tra i tanti messaggi che ho ricevuto in questi giorni - ha svelato - quello più bello e trasparente è arrivato dai carcerati”.

E più avanti un altro riferimento: “La data di ieri coincideva con la mia chiamata a vescovo, cinque anni fa: anche allora avevo le telecamere puntate addosso e avevo paura. Oggi ho persino terrore, ma sono davanti al Signore al quale dico: eccomi, sono il tuo servo”. “Come accade per il padre che si assume le colpe degli errori dei figli - ha detto ancora monsignor Trasarti ai fedeli -, io faccio lo stesso e non faccio finta di non essere padre”.

E’ uno dei passaggi chiave del suo intervento: “E’ stato un sacrificio andare in carcere ieri - ha detto ancora -, e non sono andato per proteggere o per nascondere, perché non è un mio compito e non lo sarà mai, ma in questi casi il padre piange sempre e comunque con i suoi figli, anche se poi succede che quando va bene, il padre viene dimenticato”. Una possibilità che non lo scalfisce: “Questo non importa: voglio essere padre e pastore a tutti i costi”.

Deciso e semplice monsignor Armando Trasarti, anche nei passaggi più delicati, come quando è ricorso a un proverbio (‘Fa più rumore un albero, che cade che una foresta che cresce’) per dare conforto alla comunità religiosa di Orciano, “che sta vivendo una potatura fuori tempo, ma che crescerà ancora se avremo pazienza e sapremo vivere con profonda umiltà i giorni a venire”.

Ha usato un altro gergo locale, “tribolazioni”, per citare le parole di un suo amico vescovo, che le riteneva necessarie “perché ci rendono umili e ci aiutano a essere prudenti e, aggiungo, anche trasparenti”. E prima di chiudere la parte preliminare della celebrazione, l’alto prelato ha letto i versi di un anonimo poeta brasiliano: ‘Orme sulla sabbia’.

Durante l’omelia, il vescovo di Fano è tornato a rivolgersi direttamente ai fedeli e si è commosso fino alle lacrime commentando la lettura del vangelo di oggi: “E’ il miracolo della compassione che oggi sta scomparendo”. Poi ha invitato tutti alla preghiera e “in particolare per coloro che sono stati anche solo sfiorati dal male” e ad avere fiducia e a “guardare avanti”. In chiusura, ha letto “una preghiera a tratti universale che oggi sento particolarmente mia” di Rabindranath Tagore, un autore non cristiano che si rivolge ad un Dio del quale “non mi manchi la stretta della mano nel mio fallimento”.

Fonte Agi