Fano (Pesaro-Urbino), 29 agosto 2012 – "ORA ET LABORA" preghiera e lavoro. E’ la regola benedettina dell’eremo di san Silvestro, in cui don Giangiacomo Ruggeri da lunedì è ospite detenuto. Siamo a Fabriano, a una distanza di sicurezza (circa 50 chilometri), dal suo paese e parrocchia di Orciano, e da ogni possibilità di contatto reale con qualcuno collegato seppur indirettamente all’indagine della procura. Tra i fossi maleodoranti di Villa Fastiggi e le alture profumate di Monte Fano, sicuramente un qualche distacco c’è, e l’animo si dilata, anche se sono sempre «le mie prigioni». Non è chiaro ancora se il don seguirà con la stessa rigidità dei monaci benedettini la scansione della giornata tipo del monastero: sveglia (anzi ‘levata’, come recita il sito), poi alle 5.30 ufficio delle Letture, Lectio divina, lodi mattutine e così via prima del ‘silenzio notturno’ delle 21 circa.

Di certo, le uniche relazioni (a parte quelle telefoniche, contingentate: solo avvocato e parenti stretti) che il sacerdote accusato di atti sessuali con una minore di 14 anni, potrà avere, sono quelle con i monaci benedettini che in quel monastero abitano dal 1231, quando un certo Silvestro, aristocratico osimano poi chiamato da Dio, edifica il monastero. Questo sarà, come prescrive la legge, il nuovo carcere di don Giacomo per diverse settimane ancora. L’ora d’aria? Nel cortile del monastero. Il lavoro? Volendo (ma il don non ha obblighi), nel monastero ce ne sono, di tutti i tipi: restauro di libri, coltivazione della lavanda, miele, vendemmia per il genuino “verdicchio.

Chi ha scelto questo posto? Il legale, Gianluca Sposito, e i famigliari, la sorella e il fratello, lo hanno sottoposto fin da subito all’attenzione dei giudici che hanno dato poi il consenso. In base a quanto recita il sito del monastero, molto articolato, potrebbe essere davvero quello il luogo giusto di un giovane sacerdote caduto nel luglio scorso in tentazione carnale. «Chi entra in monastero — si legge infatti nella sezione ‘Proposta di vita’ — sa che è chiamato alla lotta. Contro chi? Contro le proprie passioni, i propri vizi, o come direbbe san Paolo contro “l’uomo vecchio”».

Chissà se da lì nascerà un uomo nuovo. Intanto, su Facebook, sulla scarcerazione di don Ruggeri nasce un caso legato ad alcuni commenti pesanti postati nel sito «Polizia postale official web site fan» (che non è un pagina ufficiale della polizia postale, ma una fan page amministrata da sostenitori della polizia postale). Immediata la reazione del legale di don Ruggeri, Sposito: «E’ gravissimo che vicende giudiziarie vengano commentate, con toni esasperati se non proprio penalmente rilevanti, da soggetti che di esse nulla conoscono. Da oltre un mese e mezzo si discute del video che ritrae Don Ruggeri e tanti pare abbiano una esatta conoscenza di cosa vi sia ritratto e quale sia stato l’effettivo comportamento del sacerdote, al punto da ritenerlo già meritevole di condanna morale e giudiziaria. Poi questa tempesta di commenti, dopo la scarcerazione, con fulcro nel sedicente profilo Facebook “Polizia Postale Official Web Site Fan”.  Al di là delle opportune verifiche sulla esatta identità dei soggetti che lo gestiscono e sulla effettiva vicinanza o appartenenza alle forze dell’ordine, ritengo ancor più grave il susseguirsi su questo profilo di commenti di soggetti che partono da dati sconosciuti o alterati, per finire col perpetrare essi stessi reati ben evidenti, e per i quali mi riservo di agire a tutela del mio cliente».

Alessandro Mazzanti