Fano, 28 ottobre 2012 - «E’ UMILIANTE doverlo dire, mi vergogno, ma sono ridotta a fare i bisogni all’aperto, in un campo». Comincia così la drammatica testimonianza di Antonietta Pavan, 44 anni, sancostanzese dalla nascita, operatrice ecologica per conto di una cooperativa a 400 euro mensili.

La sua casa, in via Cavour, in cui viveva col fratello Luca, 40enne, saldatore disoccupato (privo di sussidi), è andata semidistrutta per colpa di un incendio la notte fra l’8 e il 9 maggio scorsi. In quei terribili istanti Antonietta, che dormiva al primo piano, per sfuggire alle fiamme si dovette calare da una finestra, aiutata dai vicini. I pompieri, arrivati di lì a poco, domarono il fuoco e soccorsero fratello e sorella (accompagnati poi al Santa Croce di Fano dove ad entrambi venne riscontrata un’intossicazione), dopodichè controllarono l’edificio, dichiarandone l’inagibilità per dissesto statico.

«A PARTE che dentro si è bruciato praticamente tutto, c’è il rischio che venga giù il solaio», racconta Antonietta, che aggiunge: «Dopo l’incendio per 15 giorni siamo stati ospiti di una nostra sorella, poi l’amministrazione di San Costanzo ci ha messo a disposizione per tre mesi un monolocale privato, accollandosi l’affitto di 320 euro mensili, mentre noi ne pagavamo 50 per le spese». «Il dramma – aggiunge Antonietta – è cominciato quando sono trascorsi i tre mesi: di colpo ci siamo trovati in mezzo alla strada, senza la minima possibilità di far sistemare la nostra casa, perché ci vorrebbero decine di migliaia di euro, e senza i soldi per pagare un affitto. Qui a meno di 350, 400euro al mese non si trova niente e io e mio fratello con questa cifra ci dobbiamo anche mangiare e fare tutto il resto. Usciti dal monolocale, siamo stati qualche giorno in tenda, poi abbiamo affittato una roulotte, ma l’abbiamo tenuta solo 24 ore, perchè ci hanno chiesto 50 euro per un giorno appena. Ormai da più di un mese mangiamo un pezzo di pane e dormiamo in macchina, una vecchia Ford Ka che teniamo parcheggiata davanti a casa, e anche se l’ordinanza di sgombero ce lo impedirebbe entriamo dentro a quel che rimane della nostra abitazione, nelle stanze al piano terra, per vestirci e darci una lavata, usando delle bottiglie e un secchio, perché l’acqua corrente e la luce non ci sono più. Non vogliamo essere mantenuti — conclude Antonietta —, ma non possiamo resistere in queste condizioni. Per uscire dall’incubo basterebbe che a mio fratello fosse offerto un lavoro, anche di mezza giornata, in modo da poter pagare un piccolo affitto, o che si trovasse una stanza con servizi da 100, 150 euro al mese. Sarebbe durissima, ma almeno vivremmo come persone».

Sandro Franceschetti