Fano, 1 novembre 2013 - L’EX PRESIDENTE della Fondazione Cassa di Risparmio, Valentino Valentini, critico sull’operazione della Fondazione che ha portato all’acquisto di azioni di Banca Marche per un valore di 45 milioni di euro. «Un sano principio di prudenza dovrebbe animare — sottolinea Valentini — chi gestisce soldi della collettività che dovrebbe dirottare in attività prive di rischio. Un investimento quello delle azioni di Banca Marche che rimarrà infruttifero per diversi anni con la conseguente riduzione delle erogazioni sul territorio da parte della Fondazione». Secondo Valentini, che fu presidente della Fondazione dal 1993 al 2004, quando si dimise perché candidato sindaco del centro sinistra, la situazione delle banche italiane avrebbe dovuto suggerire maggiore prudenza. «Sono ormai 3-4 anni — sottolinea — che il sistema bancario mostra delle criticità: basta pensare alla Cassa di Risparmio di Teramo, a quella di Spoleto e allo stesso Monte dei Paschi di Siena. D’altra parte è sempre più evidente l’orientamento della Banca d’Italia e del Ministero del Tesoro ad allentare i legami tra le Fondazione e le banche.
 

IN ITALIA su 88 Fondazioni il 25-30% non è più azionista di istituti bancari. Quell’investimento (45 milioni di euro) ha legato eccessivamente il patrimonio della Fondazione agli equilibri gestionali di Banca Marche oltre al fatto che, non essendo un istituto quotato in borsa, sarebbe stato comunque difficile rivendere le azioni».
 

E QUI VALENTINI ricorda l’uscita della Fondazione dalla Cassa di Risparmio, di cui fu artefice e che gli procurò non poche critiche da parte di Confindustria e di imprenditori e politici locali.
«Noi allora fummo dei precursori — commenta — e quanto sta accadendo oggi è la conferma che facemmo la scelta giusta». Operazione quella di allora che, fu condotta con la consulenza del rettore della Bocconi Roberto Ruozi, e che «portò molto denaro nelle casse della Fondazione perchè il valore delle azioni era molto alto». «Fu anche un’occasione di guadagno — ricorda Valentini — per gli altri privati azionisti della banca». L’ex presidente della Fondazione non manca di lanciare una frecciatina al consigliere regionale Mirco Carloni: «E’ stato lui il primo a sollevare dubbi sull’opportunità dell’investimento da 45 milioni in Banca Marche, ma fu sempre lui, quando uscimmo dalla Cassa di Risparmio, ad accusarmi di aver “svenduto la barca”». Insomma Valentini, dopo anni di silenzio lontano dalle vicende della Fondazione come dalla politica, si toglie qualche «sassolino dalla scarpa». Lui che nel 2004, si era dimesso senza averne l’obbligo, sia da presidente sia da socio della Fondazione perché candidato sindaco, rientra nel dibattito per dire la sua «senza spirito polemico», ma come contributo ad un confronto che ha animato la politica e non solo. Non entra nel merito dell’operato del consiglio d’amministrazione della Fondazione, né sulla richiesta di dimissioni avanzata da alcuni esponenti politici «perché l’assemblea è sovrana», mentre dà un giudizio positivo sulla gestione complessiva dell’era Tombari.

Anna Marchetti

 

LA TELEFONATA

LA TELEFONATA arriva alle 10 in punto, anticipando di qualche minuto l’inizio della conferenza stampa convocata da Valentino Valentino al Bon Bon. Quando termina la breve conversazione, l’ex presidente della Fondazione commenta stupito e un po’ infastidito: «In questi anni non mi ha mai fatto una telefonata e adesso Tombari mi fa chiamare per chiedermi di soprassedere, di non parlare. Come se potessi mandare via i giornalisti...». La Fondazione, da mesi sotto attacco per il discusso investimento in Banca Marche, non si aspettava che a criticarla scendesse anche l’ex presidente Valentini.