Fano, 28 gennaio 2014 - L’inchiesta per corruzione della procura di Roma sugli appalti del G8 che ha portato al sequestro di beni immobili di Francesco e Alfredo Lungarini vede oggi la presa di posizione di Francesco e Paolo Lungarini, attuali titolari dell’omonima impresa: «Gli addebiti contestati, come sarà agevole dimostrare in tutte le sedi, sono destituiti di qualunque fondamento fattuale e giuridico, non sussistendo alcuno dei profili di responsabilità ipotizzati dagli inquirenti. D’altronde, la misura patrimoniale applicata nella fattispecie non necessita, come riconosciuto nello stesso provvedimento notificato, di alcuna accurata valutazione circa la sussistenza degli indizi di colpevolezza e sulla gravità degli stessi, come invece avviene per le misure cautelari personali. In pratica occorre unicamente che l’ipotesi di reato contestata non sia manifestamente arbitraria».

«L’indagine — continua la nota di Francesco Lungarini — sta quindi solo ipotizzando, senza averne alcun riscontro concreto, dubbi su presunte irregolarità nel pagamento di emolumenti professionali per prestazioni effettivamente erogate in favore delle nostre imprese. Noi sappiamo di aver sempre operato correttamente e quindi siamo certi di poter dimostrare agevolmente che le fatture contestate si riferiscono a prestazioni di carattere tecnico e progettuale realmente effettuate e documentate da univoci supporti documentali e probatori. Si tratta infatti di incarichi professionali tutti formalmente contrattualizzati ed affidati nel rispetto delle normative e delle condizioni di mercato».

«Siamo perciò sereni — si legge — poiché abbiamo piena fiducia nella giustizia e nella correttezza dell’operato della magistratura, ma questo non ci esime dal dovere di sgomberare il campo da spiacevoli equivoci che potrebbero essere ingenerati da una parziale e superficiale rappresentazione dei fatti. Un provvedimento di sequestro parziale dei beni personali colpisce in ogni caso indirettamente la vita delle aziende che rischia di vedere aggravata la stretta creditizia, acutizzata peraltro dai noti ritardi con cui le pubbliche amministrazioni effettuano i pagamenti per i lavori svolti e per i crediti maturati». «Premesso e ribadito quanto appena detto con riferimento alle affermazioni del signor Alfredo Lungarini ci corre comunque l’obbligo di precisare come le fatture contestate siano relative a prestazioni eseguite e contrattualizzate in un periodo in cui egli, oltre ad essere titolare del pacchetto azionario di maggioranza, rivestiva la carica di amministratore di tutte le imprese del medesimo Gruppo. Ciò doverosamente chiarito, ci sentiamo solo di aggiungere che siamo pronti sin da ora a collaborare con la Magistratura, fornendo tutte le informazioni ed i chiarimenti atti a dimostrare la totale estraneità».