Fano (Pesaro e Urbino), 26 febbraio 2014 – Si allungano i tempi e nessuno sa di quanto per la sentenza che dovrà decidere se il "Villa Getty" di Malibù in California dovrà o meno restituire all’Italia la statua in bronzo attribuita a Lisippo, ripescata in Adriatico nel 1964 da pescatori fanesi e poi venduta clandestinamente, dopo una serie di peripezie, agli emissari del museo privato californiano per 3,9 milioni di dollari.

Chi non ha dubbi è il Procuratore generale della Cassazione che ha dato parere favorevole alla confisca: "Deve tornare in Italia". Ma i giudici della prima sezione penale hanno deciso di trasferire, per competenza, tutti gli incartamenti alla terza sezione penale, quella che ha competenza per i reati per beni culturali e ambientali, che ora dovrà fissare la data di udienza. In pratica si deve stabilire se rigettare o meno il ricorso presentato dal Getty contro la confisca della statua stabilita dal tribunale di Pesaro nel maggio del 2012. Storia finita? No. Anche se la Cassazione, quando sarà, dovesse dare ragione ai giudici del tribunale marchigiano, tutti gli atti, al fine di arrivare alla confisca dell’ ‘Atleta vittorioso’, dovranno essere poi trasmessi negli Stati Uniti, al tribunale di Los Angeles) e quindi capire se la confisca avrà un seguito e se la statua potrà far rientro in Italia così come è stato per la vergine di Morgantina e per diversi altri reperti trafugati.

Il Getty si è sempre rifiutato di restituire il bronzo di Lisippo. Fors’anche perché dal giorno del suo ritrovamento in mare su questa statua ha sempre aleggiato un alone di mistero. Romeo Pirani, il capobarca del "Ferruccio Ferri" che imbragò nelle reti il bronzo non ha mai indicato il punto esatto del ritrovamento. "Puntammo — raccontò — quando ci accorgemmo che era una statua, direttamente verso il porto di Fano. Ma aspettammo che fosse buio. Avvolgemmo la statua in una rete e con una carretta la portammo in una casa vicino al molo (quella dell’armatore, ndr) e la nascondemmo. Dopo qualche giorno la trasferimmo in un campo di cavoli a Metaurilia, poco a sud della città...". Da lì iniziò il viaggio del Lisippo dopo la vendita per 3,5 milioni di lire.

"Quando andai a trattare la vendita della statua — raccontò l’antiquario riminese Maurizio Balena — tutto era già stato fatto perché era stata ceduta qualche ora prima ad un antiquario di Gubbio, un parente dei Barbetti, quelli del cementificio. Rovesciai sul tavolo tanti soldi. Ma era troppo tardi". Nell’ambito dei mercanti clandestini, in tanti sapevano della statua ritrovata in mare. Per cui i Barbetti, temendo l’arrivo dei carabinieri, la nascosero nella canonica di una chiesa, dopodiché la statua finì in Brasile dentro una cassa di libri destinati ad un missionario originario di Marotta. Da lì passò al Getty.

Maurizio Gennari