Fano (Pesaro e Urbino), 16 marzo 2014 - UNA STATUA contesa, il Lisippo, una lotta legale che con il passare degli anni si complica sempre di più, invece di attenuarsi. Il 7 maggio è fissata in Cassazionel’udienza che deve decidere se convalidare o meno la confisca della statua, come noto da 40 anni in possesso del museo Getty di Malibù, California. E poi cosa succede, ammesso che la Cassazione confermi la confisca? Una risposta la offrono i legali del Getty.

«Solo un accordo tra il nostro Paese e il ‘Getty trust’— spiegano infatti i legali del museo californiano, Alfredo Gaito e Maurizio Giannone - potra’ portare, forse, al rientro della statua dell’Atleta vittorioso in tempi relativamente veloci». «Altrimenti— proseguono gli avvocati romani che insieme al collega milanese Emanuele Rimini formano il ‘team’ difensivo del museo californiano— potrebbe essere molto difficile convincere i giudici americani, se saranno chiamati a deliberare la confisca nel caso di passaggio in giudicato di questa misura, che il ‘Getty’ deve restituire un bene per la sua illecita provenienza nonostante nessuno sia mai stato condannato per la vendita della statua». Anzi, la posizione di tutte le persone finite sotto inchiesta per il commercio di quello che comunemente viene chiamato ‘Getty Bronze’ — ‘pescato’ in acque internazionali al largo di Fano nel 1964— è stata archiviata, sia in Italia che in Germania, e i pescatori sono stati “addirittura assolti”.

PER NON parlare del fatto che«mai, nel corso di questi lunghi decenni dato che la statua è stata acquistata il 27 luglio 1977 per la cifra astronomica di 3,9 milioni di dollari, il ‘Getty museum’ o il Getty Trust— rilevano Gaito e Giannone— sono stati oggetto di indagine da parte delle autorità italiane, che mai hanno adombrato responsabilità penali in capo al legittimo proprietario di questo capolavoro di altissimo valore archeologico». Secondo gli avvocati, se l’Italia voleva il ritorno della statua— l’unica ancora ‘in vita’ di quelle che adornavano lo stadio di Olimpia -«avrebbe fatto meglio ad appellarsi alle norme del diritto privato internazionale aprendo una controversia civilistica, come ha sempre suggerito l’Avvocatura dello Stato, e non insistere, come invece ha fatto la magistratura di Pesaro, per un provvedimento penale di confisca».

GAITO e Giannone non hanno dubbi: per la ‘forma mentis’ degli americani, e poco importa se sarà una Corte federale o un giudice di Malibu’ ad occuparsi del ‘Lisippo’,«è inconcepibile applicare una sanzione punitiva, come la confisca, in assenza di un colpevole e loè ancora piu’ in presenza di un museo della portata del ‘Getty’ che alla luce del sole, e dando notevole risalto internazionale all’affare, ha acquistato questa statua dopo numerosi accertamenti legali e la sta esponendo da trenta anni senza fare pagare il biglietto al pubblico e tenendola in perfetto stato di conservazione con ingenti spese».«Per non parlare del fatto che tutta Villa Getty — fanno presente i due avvocati — è stata realizzata per ospitare l’Atleta, e il museo se spodestato dal suo ‘Lisippo’ potrebbe anche chiedere all’Italia il risarcimento dei costi di costruzione visto cheè stato progettato ‘ad hoc’».

COMUNQUE, guardando all’udienza di maggio, non è escluso che anche la Cassazione non continui il rimpallo di competenza— andato in scena lo scorso 25 febbraio— a decidere il destino della statua passato dalle mani della Prima sezione penale a quelle della Terza sezione. Inoltre, gli ‘ermellini’ potrebbero anche decidere di attendere che una decisione in tema di confisca, che avrebbe riflessi sul futuro del Lisippo, sia decisa dalla Grande Chambre della Corte Ue dei Diritti Umani che sembrerebbe incline a non avallare gli atti di confisca in mancanza di un colpevole o in presenza di prescrizione del reato. Ci sono dei tribunali, come quello di Tivoli, che hanno già rinviato le cause in calendario in attesa del verdetto comunitario. Per ora tutto sembra remare affinché l’Atleta rimanga ancora a lungo nella sua dimora californiana.