Fano, 9 aprile 2014 - Un tuffo nella terra dei fuochi. L’aula magna del liceo scientifico Torelli questa mattina ha fatto fatica a contenere l’entusiasmo degli oltre 400 studenti delle scuole superiori della provincia che hanno partecipato alla consegna del “Premio giornalistico Valerio Volpini” promosso dal settimanale interdiocesano “Il Nuovo Amico” a Padre Maurizio Patriciello, il prete anticamorra della diocesi di Aversa.

Riuscire a catalizzare l’attenzione di così tanti giovani per un’ora e mezza non è cosa semplice per un personaggio comune, ma don Maurizio c’è riuscito spiegando in modo semplice e col rosario in mano cosa significa vivere «una vocazione nella vocazione» ovvero denunciare l’inquinamento della terra di don Peppe Diana (di cui ricorrono in questi giorni i 20 anni dall’assassinio) ad opera delle fabbriche del nord che sversano veleni lì, al confine tra le province di Napoli e Caserta.

«Non è l’immondizia di casa di cui si parla – ha sottolineato Padre Maurizio con il suo caratteristico accento partenopeo, scivolando a volte nel dialetto stretto – ma milioni di rifiuti tossici provenienti dal nord che si fermano dove l’attenzione dello Stato è più bassa, perché è più alta quella della camorra. Avete presente i piatti della bilancia? Quando scende uno sale l’altro. I dati dell’istituto Nazionale Oncologico Pascale dicono che da noi 1milione e 800mila personesi sono ammalate di tumore, con un aumento del 47% negli ultimi 20 anni. Qui arrivano dai fanghi del porto di Marghera ai veleni dell’Acna di Cencio. Non possiamo più tacere. Forse non risolveremo il problema ma almenom questo. Bisogna indignarsi. Indignatevi.
L’indignazione è madre della speranza». Applausi scroscianti ed emozione.

«Questo premio giornalistico – ha spiegato il direttore del Nuovo Amico Raffaele Mazzoli – nasce per ricordare la figura di Valerio Volpini, fanese, già direttore dell’Osservatore Romano e collaboratore del settimanale interdiocesano negli ultimi anni della sua vita».

Padre Maurizio Patriciello è stato premiato con la seguente motivazione: «Voce e coscienza pulita della ‘Terra dei Fuochi’ - Servitore di giustizia, pace, salvaguardia del creato e dignità della persona umana». Al sacerdote anticamorra è stata donata una penna stilografica in legno di radica realizzata dall’artista 18enne Manuel De March, del liceo “Apolloni” di Fano, divenuto “Alfiere della Repubblica” per la tenacia con cui si è opposto alla discriminazione e ai pregiudizi verso di lui e tutte le persone con sindrome di Down. Al mondo ce ne sono solo due esemplari, l’altro Manuel l’ha donato di recente a Papa Francesco.

Nel corso della mattinata è stato proiettato un documentario realizzato dall’inviato speciale del quotidiano “Avvenire” Pino Ciociola, che ha moderato la tavola rotonda. Al centro del dibattito, il dramma della popolazione di Napoli e Caserta, avvelenata dai rifiuti tossici sversati per anni a sua insaputa e con la complicità della camorra e di alcuni intrecci di potere con lo Stato. «Anche noi siamo toccati da una storia simile – ha sottolineato nel suo intervento il sindaco di Fano Aguzzi -: a San Cesareo abbiamo una cava abusiva riempita di rifiuti tossici». Per fare il punto sulla situazione dell’ex cava Solazzi anche il parroco don Pier Giorgio Giorgini, l’omologo fanese di Padre Patriciello. Alla manifestazione era presenti, tra gli altri, il presidente del Consiglio provinciale di Pesaro e Urbino Luca Bartolucci, i Vescovi di Pesaro, Fano e Urbino Piero Coccia, Armando Trasarti (che si è rivolto agli studenti dicendo: «Perdonateci tanto, vi lasciamo un’Italia inquinata. Il perdono deve andare a tutti, ma la corruzione non si perdona») e Giovanni Tani, il questore Felice La Gala e il luogotenente Gabriele Bove, vice comandante dei Carabinieri di Fano.

Tiziana Petrelli