Venditori di cocco arrotondavano con i soldi falsi, denunciati

Avevano preso di mira numerosi esercizi commerciali di Marotta

Marotta (Pesaro e Urbino), 17 febbraio 2017 - Di tanto in tanto vendevano cocco in spiaggia, ma guadagnavano molto di più spacciando banconote false. Si tratta di due giovani sui trent'anni di origine campana, deferiti dai carabinieri di Marotta al termine di una lunga indagine.

Numerosi gli esercenti commerciali della cittadina balneare cesanense che l'estate scorsa avevano segnalato ai militari la circolazione di banconote contraffatte da 20 e da 100 euro. Molte le attività bersagliate: bar, rosticcerie, tabaccherie e anche i venditori ambulanti dei mercatini. Qualcuno di loro se ne è accorto in tempo e nel dubbio le ha rifiutate, altri invece hanno scoperto che il denaro era falso solo all’atto della consegna dell’incasso in banca.

La descrizione fornita ai carabinieri era sempre la stessa: due giovani di 30, 35 anni, con accento campano, alti all'incirca 1 metro e 70. Uno robusto con i capelli rasati ed uno di corporatura normale con i capelli scuri e mossi. Determinate per mettere sulla pista giusta gli uomini dell'Arma il racconto di una tabaccaia, che dopo aver rifiutato la banconota aveva seguito con lo sguardo l’uomo che gliela voleva rifilare, notando che si era fermato a parlare con un tipo che lei aveva visto vendere cocco sulla spiaggia.

Dopo giorni di ricerca e dopo un attento monitoraggio degli innumerevoli venditori estivi di cocco, i carabinieri hanno intercettato un’autovettura guidata da un’albanese residente a Fano con a bordo due campani che asserivano di essere in vacanza nella città della Fortuna ospiti da amici, ma che rientravano nel novero dei venditori di cocco che negli anni erano stati controllati lungo la spiaggia. Sottoposti a rilievi foto-segnaletici e mostrate le foto a coloro che avevano accettato le banconote false, i militari hanno avuto la conferma che si trattava proprio degli spacciatori di soldi contraffatti e così hanno richiesto ed ottenuto il decreto di perquisizione domiciliare.

Nel frattempo, però, i due non erano più rintracciabili né nell'appartamento marottese che avevano preso in affitto in nero per circa 30 giorni, né al loro indirizzo campano e la perquisizione, che avrebbe potuto fruttare ulteriori prove non è stata possibile. Da qui, la decisione dei carabinieri di denunciarli all’autorità giudiziaria in stato di libertà.