Fano, 20 novembre ANO  20  novembre 2013  - Ci  sono guerre cosiddette folcloristiche, quelle di facciata. Poi ci sono le altre, quelle che si giocano dietro le quinte e che sono invece molto pesanti. Per una semplice ragione: scorrono soldi, molti e tanti. In questo ambito rientra la storia della fusione tra Aset spa e Aset holding, vicenda che è in discussione ormai molti mesi e che in questo momento rischia di incepparsi: cinque comuni e cioè Mondolfo, San Costanzo, Sant’Ippolito, Monte Maggiore e Monte Porzio hanno posto delle eccezioni alla fusione ‘abbreviata’ tra i due bracci della multiservizi fanese. Stando ad alcuni osservatori tutto ciò avverrebbe per questioni politiche: far slittare la fusione a dopo le elezioni amministrative nella speranza che alcune amministrazioni cambino colore, Fano compresa. Non a caso qualcuno ha letto l’intervento di Stefano Marchegiani, espressione del Pd locale, molto puntuale sull’argomento Aset, quando ha sollevato alcuni punti interrogativi sulle procedure scelte dall’amministrazione comunale al termine della riunione dei  sindaci.
 

L’amministrazione fanese che è il maggior azionista, ha scelto la via più sbrigativa per arrivare alla fusione senza passare attraverso alcune decine di chili di carta: l’intervento del tribunale, la nomina dei Ctu e dei relativi tecnici per le valutazioni dei vari asset che le due società si portano dietro. Tutto questo malloppo di scartoffie costa e costa tantissimo: le stime che sono state fatte passando attraverso una procedura complessa indicano una spesa per i periti variabile da 300 a 500mila euro.
 

Nel corso delle riunioni che sono state fatte per affrontare la fusione  tra le due Aset, ha partecipato, oltre a De Leo, anche un cosiddetto terzo, fra l’altro un pesarese, il commercialista Claudio Sanchioni dello studio Marchionni. De Leo da una parte avrebbe minacciato di inviare tutta la documentazione al Tar regionale perché con la procedura complessa vi sarebbe un fortissimo aggravio di spese per consulenze; Sanchioni, da parte sua, riferiscono i presenti, avrebbe messo in guardia i Comuni ricorrenti su un non possibile affare per i  comuni  ricorrenti nel  caso  in  cui  si  andasse ad una valutazione delle partecipazioni sia in  Aset che in  Aset Holding.
 

Per arrivare alla fusione è stato anche prodotto un documento di piano industriale, uno studio della società Pubblitecnica di Brescia. Che tra le altre cose prevede una cosa: la creazione di un impianto di compostaggio all’interno della discarica di Monteschiantello. Un investimento di qualche milione di euro che dovrebbe generare profitti a breve giro di posta. La discarica, non da oggi, è il vero potenziale motore di tutta la vicenda Aset perché attraverso essa di potrebbe generare energia e quindi soldi. Lo sanno a Fano, ma lo sanno anche a Pesaro viste le pressioni ed i tentativi fatti più volte di cercare di inglobare la multiservizi fanese all’interno di Marchemultiservizi.

Alla luce di questo discorso la domanda da porsi è molto semplice e questo vale per tutte e due le parti in campo e cioè il governo di centrodestra fanese e le amministrazioni di sinistra che stanno sollevando eccezioni: tutto quello che sta accadendo è frutto di una presa di coscienza che va a favore della cittadinanza che paga tasse e bollette, oppure è solamente l’effetto di una contrapposizione di schieramenti quindi solo di interessi, dove l’ultimo pensiero è il signor Rossi il quale alla fine si vede recapitare il costo dell’immondizia, dell’acqua ecc. ecc. Se le parti in campo pensano che i cittadini siano solamente carne da macello finanziario per giochi di bottega e di potere, sbagliano. Quel tempo è finito in cantina perché nessuno ha più la sveglia al collo.
 

Maurizio  Gennari