Fano, 20 giugno 2016 - "Non si può dire ai ciechi che in Regione non ci sono i soldi per loro quando nelle Marche i vitalizi sono 138 per un totale di 4 milioni e 200mila euro. Lì non ho visto fare leggi per ridursi gli stipendi. Prendono anche 3mila euro di rimborso spese, che è una voce esentasse. Non c’è crisi nei dirigenti... Ma chi ha diritto, ha diritto. Non è che si può pensare al sociale solo se avanzano i soldi". Come sempre il vescovo di Fano arriva diritto al cuore dei problemi, mostrandoli nudi e crudi. E ieri mattina nel suo intervento del ‘5° Incontro con gli operatori sociali ed economici del territorio’, ha vivisezionato i temi scottanti del nostro tempo riferiti al nostro territorio: il lavoro che manca, il problema generazionale, quello demografico, il problema sociale che è prima di tutto economico invitando ad essere «generativi» nel senso di investire non solo per perseguire il profitto ma per creare qualcosa di bello e di grande per la comunità.
«IL LAVORO che manca rimane uno dei temi principali – ha detto Trasarti –. Perché il lavoro è molto di più del suo aspetto economico: è attività con la quale l’essere umano esprime e realizza se stesso. ‘Chi non lavora non fa l’amore’ dice una canzone che può sembrare volgare, ma intende che ‘chi non lavora non sta bene’. Nella nostra provincia la situazione è particolarmente grave. La settimana scorsa, in un convegno, la Cgil ha presentato alcuni dati della congiuntura economica provinciale: negli ultimi cinque anni il sistema produttivo ha perso 9.600 posti di lavoro e che il pesarese, per danni subiti dalla crisi, è secondo solo a Padova tra le province del centro nord. Serve, pertanto, uno sforzo ulteriore, serve l’impegno di tutti, istituzioni, organizzazioni di categoria, imprese, cittadini, a mettere in campo energia e creatività per recuperare, almeno in parte, questa situazione: dobbiamo assolutamente creare nuovi posti di lavoro».
Cosa chiedere alla politica? «Di credere di più nella sussidiarietà – conclude il vescovo -, semplificare regolamenti e procedure, creare percorsi trasparenti per riequilibrare imposte e tributi, individuare efficaci indicatori della qualità della vita e utilizzarli come parametro di ogni intervento, favorire la partecipazione coinvolgendo i cittadini nella programmazione di quegli interventi che dureranno nel tempo, ben al di là del mandato dei vari amministratori, recuperare i beni comuni del territorio perché tornino a produrre valore e lavoro. Penso ad ex caserme, ex edifici statali, aree verdi, ex-scuole, edifici pubblici, le stazioni ferroviarie dismesse, beni confiscati alla criminalità organizzata....».
Era presente anche il segretario provinciale Cgil Simona Ricci che uscendo dall’incontro con il vescovo ha commentato: «Si può essere più o meno d’accordo sulle singole questioni ma da queste parti quello è l’unico luogo dove i temi dell’emergenza lavorativa e sociale trovano voce. E questo è una risorsa ma anche un problema».