Giorgi attacca il Governo: “Fano-Grosseto non è priorità, salvo il tratto toscano...”

L’assessore regionale delle Marche critica il Def: “Anni di lavoro buttati all’aria”

Paola Giorgi, assessore regionale delle Marche alle Infrastrutture (Foto Antic)

Paola Giorgi, assessore regionale delle Marche alle Infrastrutture (Foto Antic)

Fano (Pesaro e Urbino), 12 aprile 2015 - “Anni di lavoro della Regione Marche buttati all’aria: oramai è chiaro, la Fano-Grosseto, quella che a noi piace chiamare ‘La Strada del Rinascimento’, non è una infrastruttura prioritaria per il Governo Renzi. È scritto, nero su bianco”. E’ quanto dichiara in una nota l’assessore regionale alle Infrastrutture Paola Giorgi, secondo la quale dal Def “manca all’appello un altro asse viario fondamentale per lo sviluppo economico, che rappresenta un collegamento diretto con il porto di Ancona, sede di Autorità portuale e strategico per i collegamenti nella Macroregione Adriatico Ionica: l’uscita ad Ovest, su cui veleggia il mistero più assoluto condito da varie giustificazioni: è troppo piccola per essere strategica, ha già un percorso definito...pretesti, non risposte”.

Ho trascorso ore ieri al telefono con i ministeriali - spiega l’assessore - e la vacuità delle giustificazioni, tutte declinate in un incerto futuro non fanno altro che confermare la tristissima realtà. Ancora più grave è che tra le infrastrutture prioritarie viene identificato un singolo tratto della Fano-Grosseto, il toscanissimo Grosseto-Siena: forse - ironizza la Giorgi - il ministro Delrio si è distratto e non si è accorto che proprio presso il Mit, lo scorso novembre, venne costituita Centralia-Corridoio Italia Centrale spa, la società tra Regioni Marche, Umbria, Toscana e Anas, cui spetta il compito di completare la realizzazione dell’opera e che, sopratutto, ne sancisce l’ unicità infrastrutturale”.

“Tutto questo - ricorda l’assessore - si somma ad un mancato riconoscimento dello stato di emergenza del maltempo del 4 e 5 febbraio che ha causato nella nostra Regione danni a strutture pubbliche e private pari a 80 milioni di euro. Mancano all’appello ancora 6,5 milioni di euro risalenti al 2010 per interventi contro il dissesto idrogeologico, che il Mattm ci deve ancora versare (nonostante le promesse renziane post alluvione di maggio 2014) per non parlare degli 8 milioni di euro, relativi all’emergenza del 2013, di cui la Protezione Civile Regionale ha inviato da oltre tre mesi il Piano degli interventi (la programmazione di risorse a favore dei Comuni per interventi su dissesti, frane, viabilità), ferma al Mef che deve solo eseguirne la ‘bollinatura’ essendo le risorse disponibili”.