Panico in alto mare. Salvato dal bagnino

Ponte Sasso, turista toscano di 61 anni deve la vita a Roberto Renzoni, 58 anni

Il bagnino Roberto Renzoni

Il bagnino Roberto Renzoni

Fano, 23 luglio 2016 - Attacco di panico in alto mare a Ponte Sasso. E il bagnino 58enne si tuffa in acqua per salvare un villeggiante toscano poco più grande di lui. Non erano ancora scoccate le 9 e la torretta di avvistamento era vuota, dal momento che il servizio di salvataggio su tutto il litorale comincia alle 10. Ma un 61enne di Sansepolcro ha voluto comunque tuffarsi in acqua, per sfruttare fino all’ultimo secondo l’ultima giornata di vacanza fanese facendo una lunga nuotata fino agli scogli. Un ultimo bagno che sarebbe potuto evolvere in maniera drammatica se Roberto Renzoni, titolare dell’omonimo stabilimento lungo via Ammiraglio Cappellini, non avesse avuto la prontezza di riflessi di gettare il moscone in acqua al primo grido.

«Aiuto mamma, aiuto» è la voce che si sentiva arrivare dagli scogli, senza però individuare bene l’uomo in mare che gridava, visto che si trovava ad oltre 300 metri dalla battigia. «Mamma, aiuto» proseguiva il richiamo dell’uomo che provava a sbracciarsi, ma non troppo, per restare aggrappato alla boa che segnala quella distanza. «Ero in spiaggia – racconta Renzoni –. Saranno state le 8.50, non so. Stavo sistemando ombrelloni e lettini quando sono stato avvisato che forse qualcuno gridava aiuto. Non si sentiva nemmeno. Poi abbiamo sentito ‘Aiuto’ ed insieme ‘mamma’. Il signore in questione era infatti in vacanza con l’anziana madre, che lo aspettava sotto l’ombrellone. Per fortuna lì per lì non si è accorta di niente... Dopo è stata molto brava perché si è spaventata ma ha retto bene». Ed anche il figlio è stato bravo dato che, una volta arrivato sulla terra ferma, ha avuto la prontezza di spirito di fare una battuta, prima che i sanitari della Cri di Marotta lo trasportassero all’Ospedale di Fano dove è stato in osservazione per 12 ore come da protocollo.

«Ho voluto vedere se il bagnino era efficiente» ha detto adagiato sulla barella. «Quando ho sentito ‘Aiuto’ – prosegue il bagnino – ho messo il moscone in acqua e ho remato per quei 300 metri che separano la battigia dalla scogliera. L’ho trovato abbracciato alla boa. Aveva anche la tavoletta ma stava attaccato al segnalatore di distanza. Era in grosso affanno di respiro, ma vigile e fortunatamente non aveva bevuto. L’ho preso per le braccia e caricato sul moscone. Poi l’ho riportato a riva dove ci attendevano delle clienti che lavorano in ospedale e mi hanno dato una mano. Poco dopo è arrivata pure la Cri. Si è risolto tutto per il meglio. L’unica cosa è che doveva rientrare stasera (ieri, ndr) a Sansepolcro, e ha dovuto rimandare».