Perseguitava la sorella: condannato a dieci mesi

Stalking, zio di 35 anni non poteva vedere i nipoti perché tossicodipendente

Stalking (Immagine di repertorio)

Stalking (Immagine di repertorio)

Fano, 18 aprile 2015 - Un fratello di 35 anni che perseguita la sorella di 33. Per un motivo preciso: la donna non faceva incontrare i propri figli allo zio perché questi era tossicodipendente. Ma evitarlo era difficile visto che vivevano nella stessa casa, solo in piani diversi. E allora il 35enne, non accettando questa “distanza” dei bimbi imposta per paura, ha cominciato a perseguitare la sorella con appostamenti, telefonate, sputi, minacce col coltello, danneggiamento della vettura, urla, insulti, ingiurie varie. Per mesi. Fino a quando la vittima di tutto questo accanimento si è stancata ed ha denunciato il fratello per stalking e minacce.

E’ scaturita l’indagine che ha portato al processo del 35enne (evitiamo di mettere il nome per tutelare la vittima che altrimenti sarebbe riconoscibile). Ma poi, nell’imminenza del processo con rito abbreviato (udienza davanti al gup fissata per ieri), la sorella ha ritirato la querela forse spinta dal resto della famiglia per evitare una condanna al fratello. Lo stesso pubblico ministero Silvia Cecchi aveva chiesto l’estinzione del reato per mancanza di querela e ovviamente aveva chiesto il proscioglimento la difesa (avvocato Andrea Dionigi). Ma il gup Lorena Mussoni ha ritenuto che la minaccia aggravata col coltello procedibile d’ufficio potesse trascinare anche il reato di stalking benché mancante di querela ed è per questo che ha condannato il 35enne a 10 mesi di reclusione per le persecuzioni (non negate) alla sorella. Dice l’avvocato difensore Andrea Dionigi: «Aspettiamo le motivazioni per poter ricorrere in Appello. Ma nel frattempo, posso dire che il mio assistito si trova in una comunità di recupero per potersi riprendere la vita e gli affetti».