Aids, 15 nuovi casi

L’infettivologo Padovani: "I giovani sono a rischio, serve più prevenzione"

L’infettivologo Padovani (Foto Zeppilli)

L’infettivologo Padovani (Foto Zeppilli)

Fermo, 1 dicembre 2015 -  A Fermo non si parla più di Aids. Non se ne parla nelle scuole, non se ne parla tra i giovani. Come se il problema non esistesse o fosse risolto. In realtà ci sono ancora 320 casi di malattia conclamata e solo quest’anno sono 15 i nuovi casi scoperti, tutti su giovanissimi, tutti trasmessi per incoscienza, per scarsa conoscenza, per comportamenti a rischio che neppure ci si rende conto di avere. Il primo dicembre è ogni anno la giornata in cui si pensa all’Aids, si combatte la malattia, lo stigma, l’ignoranza. Non ci saranno manifestazioni in città, non ci saranno le conferenze che per anni ha tenuto, soprattutto per i giovani, il dottor Paolo Padovani, ex primario di malattie infettive, oggi in pensione, presidente della Comunità volontari per il mondo (Cvm).

«Una volta mi è arrivato un ragazzo di 18 anni – dice – era stato la sera prima in discoteca, complice una droga o qualcosa del genere aveva avuto un rapporto con una ragazza di cui non ricordava neppure il nome e gli era venuta l’ansia. Ecco, questa è la rappresentazione del modo in cui i nostri giovani si avvicinano alla loro sessualità, con le droghe che tolgono i freni inibitori ma anche la prudenza. Il risultato sono quei 15 nuovi casi quest’anno e i 10 di media che si registrano tutti gli anni». Il Cvm la battaglia la combatte in Africa, su due fronti che però vanno nella stessa direzione: la ricerca di una vita più dignitosa per chi vive in Etiopia e in Tanzania.

«La nostra missione contro l’Aids in quelle zone è passata per momenti di formazione importante, incontri, distribuzione di materiali, coinvolgimento dei leader religiosi, gli imam, i vescovi. Si lottava tanto anche attorno allo stigma, prima chi veniva scoperto malato veniva cacciato dal villaggio come un appestato. Oggi ci occupiamo delle fragilità, degli orfani della malattia e lo scorso anno siamo riusciti ad affidarne alle comunità da cui venivano un centinaio. E poi le prostitute, il 95% è sieropositivo, e poi ci sono i poveri. Noi ci occupiamo di farli arrivare negli ospedali dove vengono distribuite le medicine e capita che si debbano fare giorni di fila per poter avere i farmaci che consentono di vivere in maniera dignitosa e per diversi anni. E poi c’è tutta la partita dell’acqua, per ogni pozzo che si scava si salvano delle vite, persone che hanno acqua di qualità e bambine che possono andare a scuola, donne che possono occuparsi dei figli, un sistema che cresce e migliora anche nell’evitare il contagio all’Aids».

Il Cvm per Natale riprende la campagna ‘La solidarietà fa miracoli’, si vendono bottiglie di vino per finanziare i progetti di costruzione dei pozzi, nelle zone dell’Etiopia. «La lotta all’Aids – conclude Padovani – registra progressi in tutto il mondo, tuttavia il cammino è ancora troppo lento. La priorità è concentrare gli investimenti nelle aree del mondo più critiche».